Copertina 6

Info

Anno di uscita:2010
Durata:non disponibile
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. TROJAN HORSE
  2. FILTHY SENORITAS
  3. DYKES
  4. JUICE
  5. PISS ARMY
  6. FUCK MONKEY
  7. BITCH ADDICTIVE
  8. AIR TRAFFIC CONTROL
  9. POKE A HOT ASS
  10. ME SO HORNY
  11. ME SO HORNY REMIX

Line up

  • Josh Bradford: vocals
  • Sin Quirin: guitar
  • Clayton Worbeck: keyboards, guitar
  • Murv Douglas: bass
  • Aaron Rossi: drums
  • Al Jourgensen: guitar, backing vocals
  • Mark Thwaite: guitar "Filthy Senoritas"

Voto medio utenti

C’è chi critica band e personaggi che fanno parte del carrozzone del metal ad ogni piccolo cambiamento. Forse proprio per questo il mastermind dei Ministry Al Jourgensen, giunto all’ennesimo capitolo del progetto parallelo Revolting Cocks, si guarda bene dal cambiare una virgola rispetto ai precedenti lavori, sfornando il nuovo album Got Cock?, che ricalca in tutto e per tutto quanto fatto in passato dalla band. In pieno stile anche la copertina, così come i testi e i titoli delle canzoni. Qui non mi permetto alcun giudizio, ma certo forse concentrarsi sui contenuti invece che sulle pagliacciate ogni tanto farebbe bene. È vero che il progetto nacque come una cosa goliardica, ma parecchie cose risultano abbastanza di cattivo gusto.

I richiami ai Ministry più ispirati sono pochi e poche (purtroppo) sono le caratteristiche che spingono questo album verso il metal, lasciando larghissimo spazio all’elettronica, che si prende la parte di assoluta protagonista del lavoro. Un disco che tutto sommato riesce ad annoiare abbastanza in fretta, a causa della mancanza di nuovi spunti e di freschezza. Secondo le dichiarazioni di Jourgensen, qui dentro si sarebbero dovuti sentire parecchi richiami seventies. Ora, ammetto che conciliare le sonorità seventies con l’industrial forse non è la cosa più semplice del mondo, ma proprio io non ne sento, come non ho mai sentito nelle canzoni dei RevCo quel "elettro 'n' roll" tanto decantato.

Il tempo passa un po’ per tutti, ma forse non così tanto per il “vecchio” Al. Il voto non va oltre la sufficienza, perché probabilmente un pochino più di coraggio avrebbe dato una luce diversa a un disco che invece non aggiunge assolutamente nulla a quanto fatto finora dalla band. Sufficiente nei contenuti, sufficiente nella realizzazione. Sinceramente, però, se invece di spendere soldi andate a risentirvi qualcosa di vecchio risparmiate tempo e denaro. Assolutamente sconsigliato, inoltre, a chi non ama il genere, perché non troverebbe nulla di attraente, ma soprattutto a chi ha voglia di allargare i propri orizzonti: non è di certo l’album giusto per avvicinarsi all’industrial, cominciate da altre cose.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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