Robin è uno dei tanti progetti in cui è coinvolto il chitarrista romano Roberto Franzò, un musicista sicuramente dotato di notevole preparazione e, soprattutto, di una sensibilità melodica piuttosto spiccata, fattori che gli consentono di esibirsi con naturalezza e dovizia in un ambito, quello del class metal e dell’hard “radiofonico” di stampo statunitense, non sempre così propizio per i colori italiani.
La sua passione per White Lion, Dokken, Winger, Danger Danger, House Of Lords, Firehouse e Journey si esprime con discreta forza espressiva e gradevolezza nei brani contenuti in questo demo, in cui ad affiancare il nostro ci sono quattro cantanti diversi, una solida sezione ritmica e il bravo keyboard player Sandro Manicone, già “socio” di Roberto nei Rachel (e in qualche altra circostanza artistica!), che il sottoscritto ricorda con molto piacere per un breve dischetto dimostrativo molto intrigante e incoraggiante, tra l’altro sviluppato in un ambito stilistico piuttosto vicino a quello dei protagonisti di questa disamina.
La presenza di quattro voci differenti rende fatalmente un po’ disomogeneo il risultato finale, anche perché, almeno per il mio gusto personale, non tutti i vocalists si dimostrano completamente all’altezza del loro ruolo.
Se, infatti, la prova di Massimo Farina nell’opener “Bad emotions” si dimostra efficace, accrescendo le già sostanziose velleità artistiche di un pezzo ben congegnato e parecchio coinvolgente, e pure Daniele Cesari svolge egregiamente la sua funzione di “amplificatore emotivo” della bella melodia adulta disegnata in “One dream”, discorso leggermente diverso deve essere fatto per Patrizio Izzo e Pierpaolo Calore, impegnati nelle ballate “I'll be there” e “Darling” rispettivamente, che, pur nella loro conformità tecnica, non manifestano un’adeguata convinzione e quel trasporto interpretativo inevitabilmente richiesto da brani caratterizzati da impasti sonori maggiormente intensi e passionali, sebbene, è bene sottolinearlo, non straordinariamente originali e incisivi (e in tal senso, meglio il primo del secondo, comunque!).
“As I am” è un buon prodotto, da cui emerge il sincero e probante afflato vocazionale di un artista che ha le doti per emergere dalla massa e che per farlo al meglio avrà bisogno prima di tutto di trovare collaboratori “stabili” e “coerenti” alle sue qualità, polarizzare le sue “priorità” e poi avere il tempo e i mezzi per trasformare delle felici intuizioni in eccellenza.