Copertina 8

Info

Anno di uscita:2022
Durata:60 min.
Etichetta:Atomic Fire Records

Tracklist

  1. TWILIGHT
  2. HANGING ON
  3. IN A MILLION YEARS
  4. LIGHTING UP MY DARK
  5. STARING AT THE SUN
  6. THE WARRIOR
  7. UP TO YOU
  8. AIN'T GONNA LET YOU GO
  9. ONLY YOU CAN TEACH ME HOW TO LOVE AGAIN
  10. NOT TONIGHT
  11. TWILIGHT (DEMO VERSION)
  12. IN A MILLION YEARS (DEMO VERSION)
  13. LIGHTING UP MY DARK (DEMO VERSION)

Line up

  • Tommy Heart: vocals
  • Kee Marcello: guitars, keyboards, backing vocals
  • Ken Sandin: bass, backing vocals
  • Darby Todd: drums
  • Don Airey: guest on keyboards

Voto medio utenti

Potremmo tranquillamente considerare l’eponimo debutto degli Out Of This World il secondo full-length dei Kee Of Hearts, ma è presumibile che chiamando in questo modo la nuova collaborazione tra Tommy Heart e Kee Marcello, anche il rockofilo meno attento finirà per esserne quantomeno incuriosito.
Un “rischio” allo stesso tempo, perché andare a “toccare” le eccellenze della musica eleva fatalmente il livello delle aspettative e pone la band sotto una forma particolarmente esigente di lente d’ingrandimento.
Evidentemente i nostri non temono gli impegnativi confronti (del resto se lo hanno fatto i Black Sabbath con l’affaire Heaven and Hell ... si legge nella scheda di presentazione dell’opera ...) e anzi, aumentano il “carico” coinvolgendo, per le operazioni di missaggio, quel Ron Nevison già in cabina di regia del magistrale albo degli Europe.
Per chi, come il sottoscritto, aveva ampiamente apprezzato “Kee of hearts”, l’interesse, al di là di ogni altra considerazione su problematiche valutazioni comparative e su discutibili scelte “propagandistiche”, è assorbito dalla qualità dei contenuti ed ecco che non è affatto difficoltoso venire istantaneamente conquistati da dieci magnifiche canzoni di hard melodico, vibranti, intense e impreziosite dal tocco pomp delle tastiere (in parte suonate dal mitico Don Airey).
Tommy è il “solito” dominatore della fonazione modulata, la chitarra di Marcello unisce tecnica sopraffina e sensibilità e la sezione ritmica, gestita da Ken Sandin (Alien, pure lui nei Kee of Hearts) e da un ottimo Darby Todd (Devin Townsend, Gary Moore, The Darkness), asseconda con perizia e misura i due protagonisti del gruppo, impegnati senza risparmiarsi nell’esaltazione espressiva di composizioni di alto livello.
Arrivati proprio alle peculiarità del songwriting, diciamo che, nonostante qualche ovvia similitudine, non ci sono fastidiosi tentativi di replica dei Kee Marcello’s Europe e anche se in "Hanging on” e “In a million years” (tra l’altro, brano composto per “Prisoner in paradise”), ad esempio, si assiste ad una sorta di lieve Tempest-izzazione (bella definizione, eh ...) dell’ugola di Newton, l’intera operazione, inserita in un contesto di grande soddisfazione cardio-uditiva, appare assolutamente funzionale ed emozionante.
Stesso feedback sensoriale che si riceve dall’openerTwilight”, da “Lighting up my dark” e da “Ain't gonna let you go” (appena meno efficace, invero ...), magniloquenti gioiellini Journey-iani abilmente pilotati dalla band al gran completo, e da una “Staring at the sun” che inocula nelle sue suggestive fibre sonore cangianti sincopi melodiche (vagamente rimembranti i The Police) e barlumi prog.
The warrior” svela il lato più bluesy, irrequieto e virtuosistico (qualcosa tra Van Halen e Mr. Big) dell’approccio musicale degli Out Of This World, a cui ovviamente non manca nemmeno una speciale vocazione squisitamente passionale, brillantemente rappresentata da “Up to you” e dalla ballatonaOnly you can teach me how to love again”, sublimate da un cantante che non smette di sorprendere per le sue magistrali dotazioni interpretative.
Una buona “Not tonight” (e alcune demo version di pezzi inclusi in scaletta ... ma è disponibile anche un’edizione dell’opera con sette bonus dal vivo) arriva a chiudere in bellezza un’occasione imperdibile per godere ancora una volta di quei suoni radiosi, armoniosi e pulsanti, inossidabili all’usura del tempo ... insomma, si potrebbe dire “Let the good times rock” (ooops ...), oggi come nel 1988.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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