Una strana creatura, questi
Ballo delle Castagne. Scelgono un nome apparentemente “rassicurante”, evocante in qualche maniera ambientazioni di autunnali sagre paesane, che poi si scopre essere ispirato ad un'orgia architettata da Cesare Borgia nel 1501, appaiono interessati a profonde tematiche spirituali, filosofiche ed “esoteriche”, intitolano il loro 10” (proprio così, un autentico e “antico” pezzo di
polivinilcloruro, che mi ha “costretto”, non senza un’immensa gioia e un po’ di nostalgia a rispolverare il mio fedele Thorens, dopo un periodo piuttosto lungo d’inattività …. consentitemi una piccola divagazione che nulla o quasi c’entra con questa singolare emissione “underground”… quella del vinile è una soluzione discografica a quanto sembra pronta per tornare in auge anche a livello della grande distribuzione, dopo anni di denigrazioni e imputazioni di obsolescenza tecnologica … non è che ci stanno prendendo vagamente per il … ehm, in giro!) “108”, numero carico di notevole significato simbolico e sacro per molte religioni orientali e lo dedicano al male nelle sue umane manifestazioni, scegliendo di farlo attraverso due cover piuttosto particolari e “misconosciute” come “Ansia/Confessione” dei mitici Biglietto per l'Inferno e l’ancora più “ricercata” “Paranoia”, appartenente al repertorio iniziale (quello maggiormente “cosmico” e
freakettone) di Franco Battiato, considerati capolavori in grado di ricordare […]
un’epoca piena di speranze e di sogni per milioni di donne e di uomini, dove l’utopia di un mondo migliore andò pian piano svanendo.[…]
Insomma, un gruppo assolutamente non banale, nelle intenzioni e nei fatti, che per il momento almeno, non conoscendo il suo passato artistico (all’attivo ha già un mini Cd e tuttavia per il sottoscritto l’unico indizio fornente qualche spunto era la presenza di Diego Banchero, apprezzato in Zess, Malombra e Segno Del Comando), si consegna al mio apparato cardio-uditivo con le sembianze di un soggetto preparato e intelligente, dotato di una presumibile estrazione fatta di prog, dark rock e di scorie post-punk, inserita in una cultura ampia e variegata capace di plasmare la materia con stile obliquo e personale, di non scontata collocazione, piuttosto evidente in queste “rare” ma non per questo meno pericolose riletture.
L’impronta vocale cupa, tormentata, drammatica e teatrale di Vinz, fornisce un sorprendente supplemento di magnetismo oscuro agli esplosivi brani d’apertura di quella meraviglia dell’hard progressivo italico che è “Biglietto per l'Inferno”, uno dei manifesti della via nostrana al genere impreziosito da una vibrante (a qualcuno oggi potrà pure sembrare un po’ ingenua … purtroppo, però, le cose non sono cambiate poi molto nella sostanza!) accusa contro le ingiustizie e l’avidità della società, e, in ugual modo, l’omaggio a uno dei più “colti” ed eclettici dei nostri cantautori, catturato ai tempi dei suoi enigmatici esordi (la surreale traccia appariva come lato B del singolo “La Convenzione”, datato 1972!) appare gradevole e ispirato, manifestando complessivamente vocazione, rispetto, ma anche un pizzico di quel temperamento (in questo caso piuttosto “acido”!) necessario a somministrare valenza artistica ad un’operazione di rivalutazione già di per sé lodevole.
Affascinanti, interessanti e promettenti, sono gli aggettivi con cui gratificare il Ballo delle Castagne, nell’attesa di "Kalachakra", l’imminente albo che avrà il compito di confermare o eventualmente smentire, in un contesto maggiormente autoctono, tutte queste stranianti e positive sensazioni.