Copertina 8

Info

Anno di uscita:2010
Durata:33 min.
Etichetta:Serpentine Records
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. (SPARK)
  2. IGNITE THE REVOLT
  3. NEW WORLD OBLIVION
  4. BREATHE OR SUFFOCATE/RESURRECTION
  5. SPINNING VULTURES
  6. CLOUDS START TO BURN
  7. J.J. SNOWBALLIN’
  8. DISASTER
  9. IMPOSSIBLE TO SAY WHICH WAS WHICH
  10. ENDLESS STORM

Line up

  • Vitto: vocals
  • Cance: guitars
  • Rob: guitars
  • Cafa: bass
  • Mitch: drums

Voto medio utenti

A distanza di 5 anni dal precedente “Demo(n)cracy”, il ritorno dei Kiju è davvero una bella notizia e il nuovo “Ignite The Revolt” mette subito in chiaro che loro hanno ancora voglia di suonare musica incendiaria.
Infatti dopo l’intro, chiamata significativamente “(Spark)”, ovvero scintilla, si parte subito forte con la title-track, “Ignite The Revolt”, un pezzo cattivissimo, pesante, quadrato, con il singer perennemente in overdrive, e un suono massiccio come una trave di cemento armato.
In effetti il tempo sembra non essere passato per la band fiorentina, ancora piena di rabbia e livore, anzi, possibilmente, ancora di più, perché questo nuovo disco, a differenza del precedente, sembra abbia meno fronzoli e sia più diretto.
La band unisce alla perfezione la potenza del thrash metal e l’urgenza invereconda dell’hardcore, come dimostra “New World Oblivion”, un pezzo ancora una volta con l’acceleratore a tavoletta.
Non hanno voglia di scherzare i Kiju, e ogni canzone ne è dimostrazione. La band mette in fila, una dopo l’altra, nove schegge di ultraviolenza sonora, senza se e senza ma.
È confortante sapere che, almeno Italia, ci sono bands che sanno ancora come far male. L’unica concessione avviene in “Breathe Or Suffocate/Resurrection”, dove c’è un break con voce femminile e chitarra liquida, il quale, tuttavia, dura pochi secondi.
La band si esprime su distanze medio/corte, quasi mai andando oltre i tre minuti e mezzo per canzone, epperò, a parere di chi scrive, le cose migliori la band le mostra sulla canzone più lunga, “Clouds Start To Burn”, di ben 5 minuti. Diluendo la rabbia se ne apprezza anche la tensione che la sorregge, e l’intensità diventa un magma lento che opprime, soffoca, preme, finendo per divenire insopportabile. Sembra davvero di respirare il vento teso della rivolta, e se ne apprezza ancora di più l’eco perché è seguita dalla devastante “J.J. Snowballin’”, un pezzo davvero eccitante, che manda fuori di testa.
Avere asciugato il suono, pur senza banalizzarlo o impoverirlo, fa dei Kiju una band magari meno personale, ma sicuramente tremendamente efficace.
In Italia oggi, forse, nessuno suona come i Kiju, nessuno con la loro convinzione. Monolitici.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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