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Baphomet’s Blood hanno capito tutto… nel senso che sono la prova lampante di come si possa rendere interessante anche qualcosa di scontato. I marchigiani hanno imparato molto bene la lezione impartita dai Motorhead, miscelandola alla perfezione con quanto di meglio prodotto dalla scena speed/thrash degli anni ’80, Onslaught, Sodom, Exciter, e via dicendo. Ma non solo dal punto di vista musicale, visto che altri due elementi fondamentali della loro proposta sono un’immagine marcatamente irriverente e sfacciatamente eighties, e soprattutto i testi, un perfetto mix tra quelli a sfondo satanico come i vecchi Venom hanno insegnato, e quelli più ironici e alcolici, sulla scia dei sempre mitici Bulldozer. Certo il rischio di cadere nel banale o nel già sentito è sempre dietro l’angolo con queste premesse, però i Baphomet’s Blood, giunti al loro terzo album in soli quattro anni, sono furbi, e se da un lato strizzano l’occhio ai refrain semplici e immediati che ti trapano il cervello, dall’altro sono attenti a non risultare troppo ovvi, inserendo qua e là qualche parte meno scontata, senza però perdere un’oncia dell’impatto sonoro che sprigionano. Nato quasi per gioco nel 2003, questo gruppo è riuscito ad imporsi prepotentemente a livello europeo, suonando spesso in diversi festival, sia in Italia che in Germania, e ora come ora hanno poco da invidiare ad acts ben più blasonati. Rispetto ai due lavori precedenti “Metal damnation” non si discosta particolarmente a livello stilistico, anche se una maturazione c’è stata. I brani, infatti, pur essendo diretti e senza fronzoli, hanno un tipo di irruenza più controllata, meno primitiva, che rende l’album, uscito rigorosamente in vinile, più maturo dei suoi due predecessori. E anche questa volta non mancano gli anthems: “We don’t care”, “Evilbringers”, la titletrack, e soprattutto “Italian steel”, vero e proprio tributo alla scena metal italiana degli eighties, e una bella cover di "Ready to Hell" dei belgi Killer. E poco importa se alcuni riff sono un po’ troppo derivativi o se la proposta dei nostri non sia il massimo dell’originalità. Quello che si cerca in un disco del genere c’è tutto: irriverenza, velocità, killer riffs, voce al vetriolo, e tanta, tanta attitudine. E questo direi che basta… A questo punto, se siete arrivati a leggere fin qui questa recensione, penso sia inutile dirvi che questo è un LP riservato solo ed esclusivamente ai metal maniacs più puri e duri, quelli ancorati agli eighties e che ripudiano ogni sorta di contaminazione e di evoluzione. Tutti gli altri girassero alla larga, ne va delle loro orecchie…
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