Cominciamo col dire che personalmente non mi sono mai schierato tra quelli che all'uscita di Wages Of Sin gridarono al miracolo lanciando gli Arch Enemy tra i maggiori gruppi metal contemporanei, con lodi a mio avviso eccessive per una band valida ma da molti forse sopravvalutata. Detto questo, il successore e presente Anthems Of Rebellion si presenta come un buon disco, gradevole e ben fatto, in linea con quello a cui la band ci ha abituato negli anni, ma senza suscitare eccessiva esaltazione, né tanto meno delusione ai miei occhi. Il talento di questa band, ineccepibile dal punto di vista strumentale, sta nell'aver intelligentemente accorpato il sound aggressivo e diretto del death/thrash metal degli anni novanta con una forte dose di melodia e orecchiabilità più marcatamente heavy, il tutto con buon gusto e la giusta passione per non rendere eccessivamente scontato il risultato finale. Anthems Of Rebellion è un'ulteriore conferma sotto questo aspetto: alla voce brutale di Angela si affianca il lavoro alle chitarre dei fratelli Amott, come sempre micidiale in fase di riffing e quanto mai ispirato nella parte solistica, nella quale si intrecciano le melodie che rendono facilmente memorizzabili i 13 brani in questione. Ed è proprio il lato melodico quello prediletto dai 5 musicisti, grazie anche a frequenti inserti di tastiera (sempre ad opera di Per Wiberg degli Spiritual Beggars), a passaggi acustici e al cantato pulito di Christopher Amott in alcuni episodi; per il resto il sound marcatamente "swedish" è quello che contraddistingue anche questo album, di sicuro di buon livello ma forse troppo semplificato e "accessibile", tale da rendere decisamente validi solo alcuni episodi dell'intero lavoro, su tutti l'opener "Silent Wars". Insomma, dopo l'iniziale buona impressione avuta in seguito ai primi ascolti, questo Anthems Of Rebellion perde in parte di incisività e coinvolgimento, esaurendo forse troppo presto quello che ha effettivamente da dire, pur rimanendo a mio avviso un disco gradevole e di facile ascolto.