Non sono certo io a dovervi ricordare che, purtroppo, il metal da quasi una ventina d’anni, ormai, vive di cicli (e ricicli). Ci sono stati gli anni del death melodico, quelli del black, quelli del power, e vi discorrendo. E, come ben sapete, da qualche anno a questa parte tutti si sono scoperti thrasher incalliti. Il che, come ogni fenomeno del genere, ha i suoi lati positivi, per esempio nel ritorno o nella riscoperta di band storiche rimaste non si sa per quale motivo nel dimenticatoio, ma anche quelli negativi, come l’imperversare di gruppi utili come un calzino bucato. E, mi dispiace dirlo, è il caso di questi
Ursus (già il nome è tutto un programma), in arrivo sul quinto binario direttamente dalla Colombia. Beh, a parte la cocaina (c’è a chi piace…) non mi sembra che il paese sudamericano abbia prodotto qualcos’altro di interessante, perlomeno in campo strettamente metal, se si escludono quei 3-4 nomi che comunque non fanno gridare al miracolo. È per questo che non mi spiego come mai questa band sia addirittura riuscita a trovare un contratto discografico, pur se con un’etichetta praticamente sconosciuta. Perché diciamocelo chiaramente… questi qui suonano come il peggiore dei gruppi di ragazzini che hanno appena deciso di metter su una band. Riff banali, ritmiche fin troppo semplici e lineari, una voce che definire esilarante è dire poco. E i testi in lingua madre non aiutano certo, così come i testi, che, per quel poco che ho capito, sono di una banalità disarmante. C’è bisogno che vada avanti? No, perché se lo faccio non posso far altro che demolire ulteriormente la povera band di Bogotà, perché al di là della loro fede metallica estremamente sbandierata ai quattro venti non c’è molto altro da aggiungere. Non bastano jeans attillati, scarpe da basket alte e un logo metallico per fare una thrash band. Qui manca tutto, dalle idee alla ‘cazzimma’, come dicono ad Oxford. Non riesco a trattenere una risata quando ascolto “Resistencia” o “Hijos del metal”, e perfino la vana speranza che “Policia” fosse l’abusata cover dei Ratos De Porao svanisce dopo le prime note: almeno ci sarebbe stato un brano valido, visto che non era stato scritto da loro… Insomma, un vero disastro quest’album… Non me ne vogliano gli amanti della band (se mai ce ne sono in giro) o del thrash in generale (ma se davvero lo sono mi auguro abbiano un po’ di sale in zucca per ammetterlo loro stessi…): “Hijos del metal” è davvero da bocciare in tutto e per tutto…
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