Cercate un clone dei Manowar? Bene, ve ne abbiamo trovato uno brasiliano! Non vi interessa l’argomento? Cambiate pure recensione, perché questi
Hazy Hamlet fanno esattamente ciò che Eric Adams e soci vanno predicando da anni! Metallozzo potente, rozzo, epico e guerresco, inni al dio metallo uno via l’altro, con un’impostazione che sembra fotocopiata da quella dei Manowar, se non fosse per la voce di Arthur Migotto, potente ma su toni medio-bassi, ed un momento ispirativo discutibile, vista la ripetitività ossessiva dei riffoni presenti in queste dieci tracce.
Mi è piaciuto, ordunque, questo albun d'esordio? No. Troppo statico, monocorde, tutto uguale a se stesso, ma a questo punto potrebbe intervenire il metallaro medio, a ricordarmi come certa musica non necessita di ispirazioni, variazioni continue; e così, cari lettori, mi tocca cospargermi il capo di cenere: se appartenete a quella (folta) schiera avete ragione voi, e brani come “
Metal Revolution”, “
Funeral for a Viking”, “
Chariot of Thor” saranno pura manna nelle vostre gole assetate di metallo. Per tutti gli altri, convinti che non basti un bel paio di mutandoni di pelle ed uno spadone a fare un gruppo metal, pregasi cercare altrove.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?