Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:62 min.

Tracklist

  1. STATI PRECEDENTI
  2. CREPUSCOLARE
  3. SENZA IMPEGNO
  4. PRESENZA SFUMATA
  5. TECNOPAGANESIMO
  6. DOMINI DI DOMANI
  7. COME UN AUTOMA
  8. SEGNALE NELLO SPAZIO
  9. L'ESATTO MOMENTO
  10. NOVA SOLARIS
  11. DIVERTISSEMENT
  12. VITE A INCASTRO
  13. CEDEVOLE
  14. HAI PAURA DELLE MIE PAROLE
  15. MISS VENDETTA

Line up

  • Alessandro Rocchetti: bass, effects, keyboard programming, drums programming
  • Stefano Parodi: guitar, vocals on “Nova Solaris”
  • Stefano Marchetti: vocals

Voto medio utenti

Di questi Isteresi e del loro singolare metodo di lavoro, vi avevo già parlato in occasione del loro insolito (e non solo per la durata!) Ep “Transizioni”, un disco che viene ripreso in toto, nel programma e nel titolo, in questa pubblicazione decisamente più professionale e suggestiva nella sua veste grafica, quantunque già quell’autoproduzione non fosse dozzinale nemmeno sotto tale profilo.
A beneficio di chi non avesse voglia di recuperare quelle parole diciamo che si tratta di un progetto piuttosto fascinoso, che elabora, attraverso testi concettualmente e lessicamente assai interessanti e l’ausilio di manipolazioni sonore di natura informatica, visioni musicali pulsanti di rock, new wave ed elettro-pop, sfumate in nuances di prog caliginoso, per un risultato finale ricco d’idee e di originalità, senza per questo sacrificare tensione emotiva e intensità espressiva.
A onor del vero, in quell’occasione ero stato un po’ più cauto nelle mie valutazioni ma oggi, forse proprio perché, parafrasando (anzi sarebbe meglio dire ribaltandolo, dal momento che il brano da cui è mutuato, “L’esatto momento”, è, in realtà, una sorta di elegia analitica del concetto di “ricordo”) un estratto da un testo del “gruppo” milanese, “il tempo cambia dogmi e regole”, mi sento di esprimere un’ammirazione maggiormente convinta nei loro confronti.
E non è solo merito dei pezzi “nuovi” che, aggiunti a quelli che già conoscevo, costituiscono quest’articolato “Transizioni”, l’intensificazione del gradimento è probabilmente anche dovuta ad una comprensione maggiore di questo magnetico universo sonoro, in realtà più complesso di quello che può sembrare anche dopo quell’analisi attenta che si deve dedicare ad un prodotto discografico, soprattutto se poi lo si deve descrivere per un’autorevole webzine specializzata.
Insomma, svincolato dalla consuetudine di confermare un giudizio quando non ci sono grandi motivi di una sua eventuale revisione, scopro che in realtà ci sono addirittura tre livelli di “lettura” di questo lavoro: si può analizzarlo superficialmente e apprezzarlo o criticarlo (secondo i gusti e i punti di vista) per la sua devozione a certe ambientazioni che rimandano ai migliori new waver italiani (i primi Litfiba, ad esempio) e, in parte, al pop elettronico “alternativo” di Bluvertigo e Subsonica, si può, come ha fatto il sottoscritto in precedenza, rilevare tali influenze e considerarle funzionali a un melange abbastanza carismatico e intrigante, oppure, scavando ancora un po’, si può giungere a quello che credo possa essere reputato il vero nocciolo della questione: gli Isteresi sono una formazione che riesce a essere originale nonostante gli influssi, sa essere al tempo stesso “leggera” e straniante utilizzando melodie imprevedibili, cupezze inquietanti, seducenti liriche da offrire alle interpretazioni degli ascoltatori e un cantato iperbolico e fortemente evocativo (a tratti e per certi versi, mi hanno addirittura vagamente ricordato i favolosi Arpia, per quello che considero un enorme complimento!).
Forse, questo sì, rimane ancora un pizzico di verbosità e di prolissità da sopprimere del tutto, ma “Stati precedenti”, “Crepuscolare”, “Senza impegno”, “Presenza sfumata”, “Domini di domani”, “Segnale nello spazio”, “Vite a incastro”, “Hai paura delle mie parole” e “Miss Vendetta” (una vibrante elaborazione di un tema affrontato anche nel Tarantiniano “Kill Bill”), sono momenti di notevole suggestione e forza espressiva che meritano l’attenzione degli operatori del settore, che potranno contribuire alla “causa” di un superiore coordinamento e fornire l’adeguato supporto per una diffusione del consenso ad ampio raggio.
Qualche volta è vero che repetita iuvant.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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