Dietro una copertina purtroppo anonima e non particolarmente invitante, si nasconde il terzo lavoro di quei
Raintime che avevano ottenuto ottimi riscontri (anche da queste parti...) con i due precedenti album, l'esordio "Tales from Sadness" (2005) ed il successivo "Flies & Lies" ('07).
Nonostante siano passati tre anni, "Psychromatic" non cambia di molto le carte in tavola per i Raintime, anche se a livello di formazione dobbiamo registrare l'uscita del chitarrista Luca Michael Martina, con il gruppo che ha ricompattato le fila, lasciando al solo Matteo Di Bon, l'onere delle parti di chitarra, mentre alla voce ritroviamo Claudio Coassin, alle tastiere Andrea Conora, e la sezione ritmica è ancora composta da Enrico Fabris e Michele Colussi.
L'opener "Fire Ants" evidenzia sin dalle prime battute un evidente alleggerimento nel sound, che ha contestualmente accentuato la sua componente progressive, una mossa che va a braccetto con le vocals di Claudio Coassin, che riduce di molto le parti in growl.
Brani come "Turned Up And Down " o le più heavy "Nothing But a Mistake", mantengono questa stessa linea di condotta, mostrando un appeal modernista ("Never Ending Stairway") che non stona assolutamente nel contesto, con risultati che possono far pensare agli Evergrey.
Agli antipodi, si collocano la thrasheggiante "Beaten Roads" e l'accoppiata posta in chiusura, "Buried in You" e "Walk-On Actor", toccata dal sacro fuoco dell'Heavy Prog, momenti diversi nell'anima ma con gli stessi ottimi risultati, e non vanno sottovalutate nemmeno le melodie drammatiche e sofferte di "Shift", ed il mutante Melodic Death Metal di "Fake Idols" (dal bellissimo inizio in crescendo).
Si stanno evolvendo le formazioni leader del "settore", che lo facciano pure i Raintime... sopratutto se i risultati sono questi.
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