Copertina 6

Info

Genere:Punk
Anno di uscita:2010
Durata:20 min.
Etichetta:Elevator Records
Distribuzione:Jestrai

Tracklist

  1. THE NEED FOR DESTRUCTION
  2. TEENAGE
  3. SELF DESTRUCTION
  4. WALLS OF TEARS
  5. SCEPTICISM
  6. HERE

Line up

  • Pa: vocals, guitar
  • Dani: bass
  • Kiare: guitar
  • Ale: drums

Voto medio utenti

Ascolto “Self destruction”, Mini Cd dei Vanz e istintivamente mi viene in mente “Non è un paese per vecchi”, un bel romanzo di Cormac McCarthy da cui è stato tratto un altrettanto interessante (e super premiato) film dei fratelli Coen.
Niente paura, la reminiscenza non ha nulla a che vedere con un’accorata critica morale sul disgregamento di valori che affligge le nuove generazioni, ma più semplicemente è legata alla fascia di pubblico cui sembra indirizzato il contenuto di questa prima pubblicazione ufficiale dei nostri grossetani, tanto da poter affermare che, parafrasando il titolo delle opere succitate, questa non sembra proprio una musica destinata a soddisfare i gusti dei musicofili, come dire, meno imberbi.
Nel pop-punk rock, appena lambito da inquietudini post-grunge dei Vanz, si respira, infatti, un’atmosfera fortemente adolescenziale, e in questo non ci sarebbe nulla di male, anche perché, com’è noto, sono i “giovani” il target commerciale preferito del rock (e qui si potrebbe aprire un bel dibattito … siamo sicuri che siano ancora loro i principali consumatori di riferimento del mercato, almeno se pensiamo all’acquisto fisico dei dischi? Io ho qualche dubbio …), il fatto è che ho la sensazione che ci sia fin troppa premeditazione in tale operazione e la convinzione che i modelli musicali del quartetto toscano siano ancora eccessivamente evidenti nella sua esposizione espressiva.
Ciò non toglie al dischetto di essere complessivamente piuttosto ben realizzato e determinato nel suo obiettivo di conquistare i favori dei seguaci di Green Day, The All-American Rejects, Simple Plan, Goo Goo Dolls e in parte pure della new sensation Daughtry, che in questi venti minuti di melodie orecchiabili e memorizzabili, velate di vibrante malinconia, potranno facilmente trovare motivi di conforto e interesse.
Bella e adeguatamente comunicativa la voce di Pa, sensibili le sue chitarre e quelle di Kiare, preciso il contributo ritmico offerto da Dani e Ale, e pertinente la produzione; tutto è stato congeniato con professionalità e cura, con un gusto e una mentalità “internazionali” ammirevoli in un ambito in cui ancora, talvolta, appare giustificata l’atavica accusa di “provincialismo” dei nostri prodotti artistici.
Il mio brano preferito è “Walls of tears” (davvero un ottimo pezzo, in cui fanno capolino addirittura vividi bagliori Muse-iani) e anche “Scepticism” è una ballata dolente dotata di fascino, mentre dal resto del fugace programma, pur rilevandone una cospicua precisione formale, non ricevo nessuna particolare vibrazione entusiastica.
Probabilmente è necessaria una base d’analisi più corposa, quasi certamente è opportuna una dotazione di personalità superiore o forse non ho più l’età per comprendere a fondo queste sonorità … scaccio con forza quest’ultima remota evenienza e attendo la disponibilità di nuovo materiale da esaminare.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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