Drop of Madness - The Ashes Of The Resurrection

Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:29 min.
Etichetta:Autoprodotto
Distribuzione:Necrotorture

Tracklist

  1. THE ETHERNAL'S BREATH
  2. WAR WIND
  3. DARK FLAMES
  4. WARRIORS OF LIGHT
  5. VISION OF THE PROPHECY
  6. FLY OVER
  7. THE WINGS OF TIME
  8. LORD OF DESTINY

Line up

  • Filippo Ronzulli: vocals, bass
  • Carmine Ronzulli: guitars, keyboards
  • Enrico Buonamico: drums

Voto medio utenti

Dopo un paio di demo, tra cui il primo era un CD live composto da soli brani degli Iron Maiden, i baresi Drop Of Madness danno alle stampe, in autoproduzione, il loro primo album.
"The Ashes Of The Resurrection", non guarda comunque solo alla storica formazione inglese, anzi, i principali punti di riferimento sembrano essere gli Helloween dei primi lavori ed i loro veri eredi, i Gamma Ray, con un pizzico di Folk/Epic in più.
"War Wind" coglie, infatti, a piene mani dai Gamma Ray di "New World Order", ma proseguendo il brano si fa incerto con i musicisti che sembrano, via via, perdere il filo del discorso, con il bassista/cantante Filippo Ronzulli che appare davvero inadeguato al doppio ruolo.
La seguente "Dark Flames" ricalca sentieri che si avventurano maggiormente attraverso un Power più epico e dalle atmosfere folk, ma in questo contesto le vocals di Filippo Ronzulli accentuano le proprie difficoltà, inoltre anche in quest'occasione il songwriting ed il lavoro negli arrangiamenti ed ai cori tornano a farsi confusi ed approssimativi.
Le cose non tendono a migliorare con l'ascolto delle rimanenti canzoni, anzi "Vision of the Prophecy" (che può ricordare i primissimi Helloween) finisce proprio con l'accentuare quei limiti che i Drop Of Madness hanno manifestato sin qui.
Con "The Wings of Time", i Drop of Madness riescono comunque a dare vita ad una discreta cavalcata metallica, ben pompata dal basso di Filippo Ronzulli, il quale dietro al microfono, purtroppo, non riesce però a migliorare la propria performance, cosa che riesce invece a Carmine, che finalmente piazza un buon guitarwork.

Un passo falso, con davvero molte cose da rivedere.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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