Non sono sempre
completamente ben disposto alle rentrée, anche perché ormai sono diventate una sorta di vera
ossessione dell’attuale mercato discografico, ma se questa
mania ha consentito a un gruppo come gli
Y&T di tornare a pubblicare un disco nuovo dopo tredici anni di latitanza, per di più qualificato da un valore pressoché assoluto come questo “Facemelter”, non posso che essere estremamente felice di tale trend.
La band dei membri fondatori Dave Meniketti e Phil Kennemore, oggi completata dalla fidata competenza e dalla esemplare comunione d’intenti offerta da John Nymann e da Mike Vanderhule (entrambi, soprattutto il primo, da tempo collaboratori dei nostri), è uno di quei
casi misteriosi del rock che nonostante coerenza e continuità artistiche mirabili, non è mai riuscito a raggiungere i meritati livelli di fama e consenso, fin dai tempi in cui si chiamava Yesterday & Today.
Precursori della California
metallica, sono stati spesso superati in considerazione da formazioni decisamente meno abili e preparate, e il tentativo di non perdere troppo terreno nei confronti delle tante
new-sensations, li ha probabilmente talvolta portati a qualche scelta forse un po’ discutibile (l’approccio classy di “Contagious”, benché formalmente inattaccabile, destò talune perplessità nei die hard fans del gruppo), ma per chi scrive gli Y&T sono sempre stati un autentico prototipo della migliore lega dell’hard rock a stelle e strisce, con il mitico Dave ad incarnare la fiera e carismatica figura dell’inossidabile e puro
yankee-rocker, sulla scia di gente del calibro di Paul Stanley e Sammy Hagar.
Ebbene, “Facemelter” non delude le importanti aspettative e anzi sorprende per la dirompente forza espressiva che i nostri iniettano nella loro tradizionale miscela di hard n’ heavy fatta di vibranti costruzioni armoniche, contribuzioni melodiche mai anonime, ruggente energia e quell’ardente
calor blues praticamente
imprescindibile per chi affonda le proprie radici nei seventies.
L’apprendere che il Cd è stato perlopiù registrato live in studio (insomma, proprio “come una volta”, a rafforzare il suo carattere
vintage, una parola che detesto, ma di cui, presumo, si serviranno in molti per definire l’albo …), fornisce, in qualche modo, una plausibile
giustificazione all’impatto fulmineo che queste canzoni così pregne di feeling e di emozioni forti innescano sui sensi dell’ascoltatore e tuttavia anche (e innanzitutto, direi) una rinnovata necessità di fare sentire la propria autorevole “voce”, in un momento storico in cui la riscossa di certi suoni “classici” appare inoppugnabile e dove, ancora una volta, la sopravvalutazione di certi soggetti artistici non è affatto da considerare un fenomeno
debellato, deve aver sicuramente contribuito a un risultato così impeccabile.
Eh, già, perché sfido chiunque ami queste sonorità a rintracciare nel ricco programma dell’albo momenti veramente deboli: che si tratti delle virili cadenze di “On with the show”, “How long”, "Shine on”, “I want your money”, "I’m coming home” e "One life”, dell’infuocata sensibilità bluesy di “Wild child”, “Gonna go blind” e “Losing my mind” (affine ai Whitesnake), di sfruttare le forme tipiche delle power ballads come accade in “If you want me”, di avvalersi di costruzioni anthemiche in salsa hard n’ roll come in “Hot shot” e “Blind patriot” o addirittura, in “Don’t bring me down”, di rievocare nuance iridescenti di marca The Who, gli Y&T confermano la loro incorruttibile qualità di band straordinaria, versatile, ispirata, davvero inattaccabile dall’usura,
Ieri come
Oggi … quando nel nome, a dispetto di tutto, si nasconde un favoloso destino.
Bentornati, “ragazzi” … di cuore.