Dopo una reunion ricca di successi, di tour in giro per il mondo, di nuovi album assolutamente di alto livello, e chiusa la telenovela Messiah Marcolin, arriva anche per i
Candlemass il momento dell’autocelebrazione con un bell’album dal vivo… Chi ha avuto la fortuna, come me, di vedere la band in azione on stage sa quanta carica riesce a sprigionare, e anche quanto riesca ad essere magnetica, calamitando letteralmente l’attenzione del pubblico su di se, in una sorta di rituale magico. Certo in questo buona parte del merito lo aveva proprio il panciuto ex singer, da sempre un personaggio assolutamente carismatico, però devo ammettere che il nuovo entrato Robert Lowe riesce a non farlo rimpiangere più di tanto. Molto dotato tecnicamente, con un timbro vocale neanche tanto dissimile dal suo predecessore, riesce a tenere in mano la platea quasi come il buon Messiah, e si difende molto bene anche quando va a cimentarsi con i vecchi classici del gruppo. Ma com’è questo live? È un signor live album, visto che la band è assolutamente in tiro, il sound è decisamente buono, e presenta anche una scaletta ben equilibrata tra passato e presente. Certo, qualcuno di voi obietterà che è fin troppo facile per una band con un’esperienza di venticinque anni alle spalle e con brani immortali come “Samarithan”, “Solitude”, “At the gallows end”, “Dark are the veils of death” non sbagliare un colpo, ma vi assicuro che non è così. Tante band del passato si sono riformate, ma senza convinzione in quello che stavano (di nuovo) facendo. Non è il caso dei Candlemass, che picchiano ancora duro e riescono ancora oggi a far venire i brividi con le loro canzoni. E anche gli estratti più recenti, come per esempio “Emperor of the void” o “Hammer of doom” (quest’ultima in particolare), non sfigurano affatto, e si difendono a denti stretti. Ovviamente Lowe sente molto più suoi questi brani rispetto a quelli provenienti dai primi due album della band, ma, come già accennato prima, ci mette in entrambi i casi tutta l’anima per non sfigurare. Il disco, registrato allo Sweden Rock Festival, si chiude, a sorpresa, con una riuscitissima cover del mega classico “Kill the king” dei Rainbow, da sempre amati e rispettati dai nostri. “Ashes to ashes” è un ottimo live album, si fa ascoltare che è un piacere, però ciò non può esimermi dal consigliarvi, se ne avete la possibilità, di acquistare il DVD omonimo, che contiene un secondo dischetto ottico con la registrazione di uno show che la band ha tenuto ad Atene al Club Gagarin, altri 96 minuti di musica con un concerto che presenta una scaletta sicuramente più ampia e completa rispetto a quello svedese finito sul CD. Decisamente più particolareggiato, vi lascerà più soddisfatti, anche se comunque anche il CD singolo è un ottimo primo piatto, ben condito e ben cucinato. Buon pranzo…
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