Era nell'aria, si aggirava come uno spettro alla ricerca di una valvola di sfogo ampia e ben visibile, e alla fine è arrivato: un nuovo supergruppo composto da vari esponenti di spicco della scena estrema mondiale, nel dettaglio Black Metal. Stavolta tocca agli
Ov Hell giocare la carta della riuscita o del fallimento, in senso solo ed esclusivamente visivo/commerciale, e questo non è un fattore secondario, è vitale e direttamente proporzionale al successo o meno a cui andrà incontro. La line-up è delle migliori con Shagrath (Dimmu Borgir) alla voce, King (ex-Gorgoroth) al basso più una serie di guests eccezionali: Frost (Satyricon, 1349) alla batteria e per concludere Ice Dale (Enslaved) alla chitarra, con quei suoi riff gelidi e freddi, e mai troppo violenti o diretti.
The Underworld Regime è l'esordio sulla lunga distanza di questo mega act e già dalla copertina mette in mostra un'attitudine che profuma di "preparato accuratamente a tavolino", quindi un buon uso di photoshop e clichè estetici Black Metal a go go, giusto per colpire duro sull'immaginario di qualche ragazzo appena sbarcato nello strano mondo del Metal estremo. Ok, e tutto il resto? Tutto il resto è un lavoro di pura formalità che si esprime in canzoni dove conta solo il mestiere, dove a conti fatti non si dice nulla di nuovo, e soprattutto nulla di sorprendente, cosa che invece dovrebbe succedere, almeno a leggere i nomi coinvolti nel progetto. Il Black Metal che viene proposto in questo disco usufruisce di una produzione tutto sommato ottimale, che tende a coprire delle lacune in fatto di ispirazione che alla lunga emergono, consegnando al mercato un disco che dopo neanche due ascolti viene tranquillamente riposto nel dimenticatoio. In tutto questo si salva sicuramente la performance puramente musicale dei protagonisti, ma questo basta a salvare un album simile? Formale e di mestiere.
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