Ben 4 anni sono passati dall'esordio dei milanesi
The Love Crave, ovvero quel "
The Angel and the Rain" che ridendo e scherzando è senza dubbio entrato nella top 10 dei dischi più ascoltati dal sottoscritto in questo lasso di tempo: sicuramente poco metal in senso stretto, sicuramente molto plasticoso e patinato, basato su melodie pop a dir poco ruffiane e al 90% sulla voce della cantante
Francesca Chiara (peraltro vecchia conoscenza sanremese), graffiante e sensuale sebbene non propriamente cristallina e dal timbro aggraziato ma così particolare, in ogni caso pieno zeppo di brani così catchy ed accattivanti che è stato impossibile non continuare a mettere su il cd "again and again and again"...
Attendevo quindi il nuovo "
Soul Saliva" con un certo interesse e curiosità, per verificare se i The Love Crave fossero riusciti a comporre un altro album dello stesso spessore, praticamente certo che la direzione musicale non si sarebbe mossa di un solo millimetro: in effetti ci troviamo di fronte ad un "
The Angel and the Rain" parte seconda, in quanto ogni brano ripropone le stesse scelte di 4 anni prima, le stesse atmosfere e melodie, ma il livello del songwriting sarà all'altezza? La risposta è "sì e no".
Sinceramente mi aspettavo una catastrofe, un tracollo di ispirazione, come spesso accade a tanti gruppi meteora, invece così non è stato, sebbene il risultato globale di "Soul Saliva" non sia proprio all'altezza del suo predecessore; mancano decisamente le hit vincenti come le vecchie "
Vampires", "
Runaway", "
Little Suicide" e le pur carine "
Warriors" e "
And Scream" non reggono il passo, sebbene si lascino apprezzare nel giro di un paio di ascolti.
Ottima invece la scelta di far uscire questo cd ad inizio estate: come accennavo nella recensione del disco precedente, questo è il classico platter "da finestrino aperto in auto, stereo a palla, braccio fuori e piede a tavoletta sull’acceleratore", ovviamente in direzione mare.
Se "
Get Outta Here", la ballad "
Leon's Lullaby" e la pessima cover di "
Thriller" di
Michael Jackson, decisamente discutibile, non convincono un granchè, fra i brani migliori invece segnaliamo l'opener "
The Other You" con un incipit molto azzeccato, "
Fade" e la briosa "
Your Fire": merita un discorso a parte la conclusiva "
Outsider", nettamente il brano più bello e riuscito del lotto che non solo non avrebbe sfigurato su "The Angel and the Rain" ma ne sarebbe stato uno dei migliori. Epico, evocativo, drammatico, sentito e con una grande orchestrazione. Decisamente il top.
In definitiva un disco onesto, che mantiene le promesse: pezzi immediati, catchy come al solito, produzione plasticosa e scintillante e Francesca Chiara sempre in forma. Non sarà bello ed entusiasmante come il precedente, ma per un paio di estati siamo a posto.