Nati dalle ceneri della cult band
Evol, i
Death Dies riprendono il discorso interrotto con la precedente band e lo estremizzano nei contenuti. Nelle nove tracce del disco infatti troviamo un black metal ricco di influenze che vanno dal folk di alcuni passaggi di chitarra ed intermezzi in pieno stile “
Dark Medieval Times” al thrash passando per una certe verve progressive che rimanda ad alcune cose care ai
Goblin e a certo horror rock. La base di partenza dicevamo è un black/thrash grezzo che molto deve a bands seminali come
Bathory,
Celtic Frost ed
Hellhammer pur tenendo un occhio ad act più recenti come i
Marduk (ascoltate “
Destroyer” ad esempio). Particolare interessante è l’uso di una voce soprano femminile che duetta con lo screamer molto efficacemente oppure in alcuni frangenti sussurra e declama, dando quel tocco di teatralità granguignolesca molto affascinante.
Molto interessanti anche alcuni passaggi di tastiera che sanno essere epici ed atmosferici. Avrete capito quindi che il disco è molto vario e ciò se nella gran parte della durata del disco è un vantaggio, nei pezzi più lunghi inficia la prova della band. Infatti, in pezzi come “
Spartan Pride” e “
Mirror”, la band a tratti sembra quasi perdere il filo logico delle composizioni. L’aggressività si mantiene sempre su buoni livelli senza mai eccedere nel parossismo caro a certo black svedese. “
The Sound Of Demons” è un disco che vive di ottimi momenti, forse troppo slegati tra loro, ma che sa regalare una buona dose di emozioni, come in “
Danza Macabra” ad esempio.
In definitiva un buon album di una buona band, tappa obbligata per ogni buon blackster che si rispetti. Gli altri gli diano pure una chance, son sicuro che farà la felicità di molti.
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