Rustless, ovvero tre quinti degli indimenticabili
Vanadium (per la precisione il chitarrista
Steve Tessarin, il tastierista
Ruggero Zanolini, ed il batterista
Lio Mascheroni), avevano già attirato l’attenzione in occasione dell’esordio “
Start From The Past”, album che rivendicava lo storico “marchio” alla luce di un sound arricchitosi di elementi nuovi.
Vedi le brume gotiche del singolo (di grande successo) “
Sand Of Times”, ma anche di robuste iniezioni power, saltuariamente alternate a passaggi progressive. Non mi sembra affatto ingeneroso nei confronti dei “vecchi” Rustless sostenere che, con questo secondo platter “Silent Scream”, la band raggiunge lo status di band matura ed “autocosciente”, sviluppando uno stile “definitivamente” personale.
Innanzitutto i classici dei Vanadium “recovered” sono soltanto l’eterna “Fire Trails” e la struggente “Don’t Be Lookin’ Back” (in versione acustica), mentre in “Start From The Past” i ripescaggi dal glorioso passato rappresentavano il 50% dell’album.
Secondariamente, il passaggio ad una voce singola, quella stentorea e poderosa del bravissimo Roberto Zari, è una mossa che compatta ulteriormente la cifra stilistica di “Silent Scream”. Ottime le sferzate power dell’opener “Hold On”, inno ultra-catchy che non faticherà a riscuotere ampi consensi in sede live, ma bisogna sottolineare anche la classicità di “Don’t Fear Evil”, con quel riff di Steve tipicamente Vanadium accompagnato dal poderoso Purple-Hammond di “Lord” Zanolini.
“Never Alone” mette in scena una sontuosa grandeur heavy-prog, dove è possibile ascoltare lontani richiami ad entità misconosciute (ma non per questo meno fondamentali) come Warhorse e White Spirit. La title-track alterna fisicità hard rock a passaggi strumentali decisamente più ricercati, mentre “Last Goodbye” pone l’accento sul lato malinconico della band, con le sue fitte trame chitarristiche ed una linea vocale sommessa e sofferta.
Uno degli assi nella manica di “Silent Scream” si rivela sicuramente la solare “Somewhere Everyday”, quasi un incrocio Deep Purple/Helloween tanto improbabile nella teoria quanto avvincente nella pratica. Bellissima anche “Weird Game”, con quel suo marcato groove inserito all’interno di un contesto prevalentemente acustico: monumentale l’assolo di Tessarin.
E se la Van Halen-iana “Show Me The Way” pigia forte sul tasto dell’entertainment, la struggente “Falling From The Moon” si candida a diventare una possibile, nuova “War Trains”. Steve, Ruggero e Lio: ovvero la “vecchia guardia” che non tradisce mai.
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