A due anni di distanza dal precedente "
This is Exile" che ottenne buoni risultati sia di pubblico sia di critica, ecco che ritornano gli statunitensi
Whitechapel, nuovamente sotto l'egida della label tedesca
Metal Blade, alle prese con la loro nuova fatica "
A New Era of Corruption", 42 minuti di death metal contaminato o deathcore che dir si voglia, venato di breaks e rallentamenti quasi sludge e momenti più classicamente melodici, come nell'opener "
Devolver" e nella terremotante "
Breeding Violence", in ogni caso due pezzi che denotano la grande perizia tecnica della band proveniente da
Knoxville.
Phil Bozeman è un frontman equilibrato ed esperto, che sa alternare furenti growls a partiture più rabbiose ed in screaming, ma il suo tono roco non è propriamente il top che si sia mai sentito, tant'è vero che quando gli Whitechapel pestano sull'acceleratore e Phil si cimenta in lyrics più alte, come nella bella "
The Darkest Day of Man" ma anche nella cadenzata "
Reprogrammed to Hate", i risultati migliorano in maniera prodigiosa.
Un deathcore quadrato e terremotante, con poche/zero concessioni alla melodia fine a sè stessa, che ripudia il movimento metalcore e che piuttosto strizza l'occhiolino più volte al brutal statunitense, pur senza finendoci mai dentro.
L'elevato tasso tecnico della formazione e la produzione abbondantemente dentro lo standard qualitativo del 2010 rende questo "
A New Era of Corruption" un disco più che valido e competitivo per tutti gli amanti del genere; una band totalmente a suo agio in studio, giunta ormai ad una piena stabilità ed affidabilità al suo terzo album, ma che promette veri sfracelli nella condizione live.
Brani come la conclusiva "
Single File to Dehumanization", forse la migliore del lotto, suonati in un locale potrebbero seriamente compromettere la salute fisica degli astanti nelle prime file.
Congratulazioni.
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