I Canadesi
Divinity sono uno dei quei gruppi che affollano il panorama Heavy Metal con una proposta che oggettivamente non aggiunge nulla di così speciale a quanto detto, eppure conservano nelle loro canzoni un alone di specialità che li fa distinguere dal resto della massa.
The Singularity giunge a tre anni esatti dal debutto discografico e mette in mostra una band in piena maturazione, dove quanto di buono espresso nel passato recente viene maggiormente definito, dando ai Divinity la possibilità di esprimersi a un livello più alto. Tecnicamente inattaccabili in questo secondo album i ragazzi si cimentano in un Death Metal abbastanza melodico impreziosito da slanci tendenti ad Progressive, quello dalle tinte estreme. Il richiamo degli indimenticabili Death è praticamente spontaneo, soprattutto per lo screaming del cantante che fa tornare in mente quello del compianto Chuck Schildiner. Beg To Consume, Monsters Are Real, Embrace The Uncertain e Transformation sono forse gli episodi in cui con più efficacia la band riesce a sintetizzare in un solo brano tutte le varie peculiarità del loro stile: aggressivo ma sempre e comunque lucido sul concetto di "forma canzone", e in questo senso i Divinity non perdono mai di vista la cura di tutti i dettagli, dalla linea melodica generale all'arrangiamento più minuzioso. Gli si potrebbe rimproverare di essere un po' troppo freddi in qualche frangente, ma bisogna anche dire che sono giovani e stanno cercando la loro identità artistica, ma per ora mantengono un profilo più che sufficiente. Se riusciranno a staccarsi anche da alcuni schemi già usati in abbondanza (i riferimenti ai Death) allora ne risentiremo parlare con più consistenza.
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