Ok, non stiamo parlando dei Samael o dei Coroner, nemmeno dei Celtic Frost, ma dei più modesti e umili
Roots Of Death. Perchè questo paragone? Semplice, sono tutti gruppi provenienti dalla montuosa e ridente Svizzera, soltanto che in questo caso diviene sinonimo di serrato e moderno Thrash/Death Metal. L'elemento basilare di
Dirty Mankind Collapse su cui si poggia la maggior parte della potenza è ovviamente una produzione estremamente curata, a tratti magari un po' troppo plastificata, ma ben adeguata alle esigenze dei Roots Of Death: esecuzione chirurgica, potenza, impatto, cafonaggine e groove. Partendo da Nailedown, per poi passare a Forsake It e includendo la title track è un continuo attacco frontale nel pieno dell'apparato auricolare. Nella maggior parte dei casi è un piacere farsi travolgere dai riff secchi e dalle ritmiche groovy, proprio perchè ti si stampano subito nella mente e ti fanno fare avanti e indietro con la testolina, ma a tutto c'è un limite: la durata complessiva, e 48 minuti interamente così sono effettivamente un tanto esagerati. Dirty Mankind Collapse piace e coinvolge nella prima metà del disco per poi scemare nella seconda parte, afflitta da brani abbastanza noiosi e incolore. E' un esordio sicuramente sufficiente ma non è il massimo, insomma la band deve sviluppare un discorso stilistico più vario e soprattutto sintetico. Questo debutto poteva durare molto meno e fare più male.
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