In occasione del precedente "The Tide and Its Takers", i
36 Crazyfists non avevano suscitato, perlomeno da queste parti, particolari entusiasmi ma nemmeno fatto storcere il naso, un'impressione non troppo differente da quella poi provata da sotto il palco durante la loro recente esibizione al Gods of Metal.
Pertanto non è che mi aspettassi chissà che dal loro sesto studio album, intitolato "Collisions and Castaways", ed invece, già a partire dalla copertina (finora i 36 Crazyfists non avevano certo brillato sotto questo aspetto), le cose vanno molto meglio di quanto mi aspettassi.
Un album più compatto e maggiormente ispirato del suo predecessore, dove tutti i brani lasciano il segno, grazie anche alla produzione dello stesso Steve Holt ed al mixaggio a cura di Andy Sneap, che siano le mazzate Metalcore di "Whitewater", "Death Renames the Light" e "The Deserter" (con tanto di growl vocals), oppure le melodie inquietanti di "Caving in Spirals" e quelle accattivanti ed irrequiete del singolo "Reviver".
Non per nulla i pezzi più riusciti sono proprio quelli in cui i 36 Crazyfists fanno convivere al meglio le due anime sopra citate, come avviene per l'opener "In the Midnights", con un intro acustico che cresce d'intensità fino allo sferragliare di Thomas Noonan ed all'attacco vocale dell'eclettico Brock Lindow, oppure nei contrasti musicali e vocali di "Anchors" e della conclusiva "Waterhaul II" (seguito dell'omonimo brano presente su "A Snow Capped Romance") dagli ampi squarci strumentali.
Nel genere ci sono molte formazioni, come Killswitch Engage, All That Remains, Shadows Fall, Atreyu, che lanciano uno contro l'altro Metalcore ed Emo, ed i 36 Crazyfists non lo fanno certo peggio (ma nemmeno meglio...) di altri.