A volte questo
folle mercato discografico riesce ancora a sorprendermi.
Tutto mi sarei aspettato meno di veder recuperata una formazione come i
Canada, “meteora” dell’hard italiano, con all’attivo alcuni demo tapes e una sola apparizione “ufficiale”, nell’ambito nella compilation su acetato “Surgery of the power”, emessa nel 1898 dalla Fireball / LM Records.
Stupisce molto meno scoprire che il nome dietro all’operazione è quello dell’Andromeda Relix, una di quelle “piccole” entità discografiche sempre molto attente a selezionare le formazioni da patrocinare.
Eh già, perché lo stupore non riguarda per niente il valore della band di Rimini, bensì il suo “ruolo” all’interno del panorama musicale nazionale degli anni ’80, purtroppo abbastanza “marginale” per scelte ispirative non molto
trendy e per le solite problematiche inerenti
sfighe, ingenuità, impreparazione dell’intero sistema, ecc. , tipiche del metal nostrano.
Ecco perché, in una situazione attuale dove analoghe circostanze sono divenute assai frequenti, questa è da considerare un’autentica “riscoperta”, un vero atto di giustizia nei confronti di un team che, nonostante gli apprezzamenti della critica dell’epoca, ha sicuramente ottenuto molto meno di quello che avrebbe meritato.
Arrivando al contenuto musicale di “Afterimage”, il quale raccoglie, in versione rimasterizzata, quasi tutto il materiale pubblicato negli eighties (tratto dai tre nastri dimostrativi “Canada”, “Endless pictures” e “But for you”, rispettivamente del 1987, 1988 e 1990), più tre pezzi in italiano del 1995 (dal demo “Mr. Gone”) e l’unica traccia incisa su vinile, qualche riga fa si accennava alle influenze del gruppo come possibile
concausa del suo mancato “successo”: Pallas, Twelfth Night, Rush, Grand Prix e Triumph, non erano esattamente nomi in testa alle preferenze dei
metallari del Bel Paese e lo stesso genere sostenuto dai nostri, capace di spaziare dall’hard-prog fino all’AOR, non è mai stato propriamente una priorità del nostro business del disco, mentre il “resto del mondo” guardava sempre con un certo sospetto le produzioni italiane.
Eppure, non era per nulla difficile intuire le grandi potenzialità dei Canada, le stesse che emergono intatte, nonostante le inevitabili ingenuità, alcuni limiti vocali e i comprensibili squilibri sonori, dal ricco programma del Cd, alla fine da considerare come un plausibile spaccato della brillante sensibilità e capacità musicale del gruppo.
Scorrendo la tracklist, registriamo la squisita foggia
radiofonica di “Broken heart” (catturata in due momenti storici), "Angel of the city” e della vagamente Vah Halen-esque (1984-era) “Valerie”, il pulsante gusto fusion/prog dello strumentale “Never surrender”, l’eccellente “Don't throw your heart” (uno dei pezzi di punta di un’antologia che comprendeva anche Arpia, Flight Charm, Witchunters e H. Kristal) e lo scintillante tecno-AOR "Eyes on you”, tutta “roba” che nelle sapienti mani di un produttore di livello e con l’ausilio di un allestimento sonoro professionale avrebbe potuto ottenere egregi risultati.
Molto buona, poi, (al netto delle solite piccole congenite imprecisioni, qui meno evidenti) la difficile e rischiosa sfida con la madrelingua realizzata sotto la guida di Paul Manners e con il contributo di Annamaria Arcangeli alle backing vocals, per un effetto piuttosto efficace e convincente (soprattutto la vibrante “Oltre la marea”), che potrebbe addirittura instillare qualche
titubanza sulle future scelte espressive dei Canada.
La band, infatti, con lo storico Massimo Cillo e due innesti (Massimo Arcucci e Tiziano Fabiani) è recentemente tornata alla “vita” artistica e sta lavorando ad un album nuovo (beh, in realtà
tecnicamente è il primo, in una carriera iniziata nel 1984!), nei confronti del quale l’attesa del sottoscritto è ovviamente piuttosto elevata.
Esplicito plauso finale a tutti gli artefici di “Afterimage” … ed ora non rimane che auspicare un analogo trattamento per (vado a memoria …) Powergame, Airspeed, Time Escape, Rio Bravo, Whitefire, N.I.B., Gow, … Troppo?