Dopo i buoni "
The Art Of Dying" e specialmente "
Killing Season" tornano alla ribalta i sempiterni
Death Angel con il loro sesto album da studio in quasi 30 anni di sfortunata carriera; infatti considerando anche i demotapes della band che li portarono al successo del debutto "
The Ultra Violence" del 1987, sono 28 gli anni che li dividono da questo "
Relentless Retribution" che, lo diciamo subito, si allinea per qualità ai lavori precedenti e pur senza far urlare al miracolo conferma la bontà del songwriting della band capitanata da
Mark Osegueda e Rob Cavestany.
Persi purtroppo per strada gli storici
Dennis Pepa ed
Andy Galeon, sostituiti dai poco noti ma tecnicamente molto validi
Damien Sisson al basso e
Will Carroll alla batteria, i Death Angel sterzano un po' e spostano la loro direzione musicale su un maggiore impatto sonoro e su una aggressività, ahimè, figlia di un thrash fine anni '90 anzichè quello del decennio precedente: avremmo preferito, come nel recente passato, una mediazione tra assalto thrash vecchio stile e melodia, come nella riuscita "
Claws in So Deep", sebbene appesantita nel finale da un solo acustico troppo ingombrante e la bella ballad "
Volcanic", in cui Mark ci dimostra di saper cantare molto bene anche in maniera pulita.
Un disco questo dove vengono decisamente meno gli elementi grooveggianti, mezzi funky e "rockettosi", quasi un trademark del loro sound sin dallo storico "Act III", che lasciano il posto a sonorità più moderne ma a volte spompate come "
Into the Arms of Righteous Anger" ed "Absence of Light", troppo vicine ai
Forbidden di "
Distortion".
Questo il rischio di "Relentless Retribution", quello di scontentare sia i fan più fedeli, quelli anche post-reunion, che comunque si ritroveranno in mano un buon disco senza sorprese negative, sia i più nostalgici della prima ora che sentiranno la mancanza di momenti più old style thrash.
Validissimi invece i brani con maggiore componente melodica ed ottimi come sempre invece, sia per melodia sia per esecuzione, i solos della coppia d'asce
Cavestani/Aguilar, sinceramente ispirati e fecondi come da tradizione.
Da segnalare tra i momenti più riusciti anche l'articolata "
Opponents at Sides" e specialmente la conclusiva "
Where They Lay", praticamente unico retaggio del glorioso passato e Dio solo sa quanto vorremmo che i Death Angel di oggi componessero un disco intero in questo modo!
In definitiva, leggermente meno omogeneo del suo predecessore, sebbene prodotto in maniera decisamente migliore, "
Relentless Retribution" saprà comunque soddisfare i fans dei californiani ed aggiungere un tassello valido alla carriera di
Mark Osegueda e compagni.
Respect.
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