Solo un anno fa se ne uscirono con "The Miskolc Experience", oggi i
Therion pubblicano questo nuovo album dal titolo
"Sitra Ahra": si tratta di un disco che si pone in linea con la produzione musicale degli svedesi, da sempre alla ricerca di una pomposità e teatralità per le proprie canzoni, di un gusto barocco che da un lato rende la loro arte maestosa ed elegante, ma che dall'altro in certi frangenti tende a "stroppare" e ad appesantire l'ascolto. Questo nuovo disco mantiene quelli che da sempre sono i difetti ed i pregi dei Therion: da una parte c'è la grande abilità nel saper proporre brani epici, forti di orchestrazioni maestose e sottolineate da cori pomposi e teatrali, dall'altra la ricerca di un barocchismo che potremmo riassumere come un "molto fumo e poco arrosto". Ne consegue che la qualità di "Sitra Ahra" sia piuttosto altalenante, raggiungendo il proprio picco in canzoni come la titletrack iniziale, "Kings Of Edom", "Land Of Canaan" (che forse in una versione più "asciutta" avrebbe reso di più), "Hellequin" o "2012", tra melodie sognanti e momenti quasi folk in cui i Therion tirano fuori il meglio di sè.
Tuttavia, come sempre mi è capitato con i dischi della band, una tracklist con troppi brani e una certa propensione a strafare fanno in modo che l'ascolto del disco intero sia piuttusto pesante e noioso, là dove qualche taglio sarebbe stato propedeutico e avrebbe snellito non di poco la fruizione di "Sitra Ahra".
Per farla breve, i fan sfegatati dei Therion non rimarranno delusi e potranno farsi una bella overdose di cori, controcori, orchestre e via discorrendo. Gli altri troveranno invece qualche bella canzone e tanto tanto manierismo.