I milanesi Bloody Mary arrivano alla terza fatica discografica confermandosi tra le realtà più interessanti, non solo a livello nazionale, per quanto riguarda il mondo gothic. Un disco assolutamente godibile, carico di atmosfere ottantiane, che non sfigurerebbe affatto al cospetto di altri masterpiece del genere. Qui dentro funziona tutto: produzione, songwriting, preparazione dei musicisti. Soprattutto, se è vero che il compito più arduo per un disco è quello di tenere desta l’attenzione di chi lo ascolta fino alla fine, questo album ha il pregio di riuscirci senza alcuna difficoltà. Un plauso particolare è necessario per la voce di Aldebran, oscura, profonda, cullante, che conduce tutto il lavoro e gli conferisce sicuramente un importante valore aggiunto.
Le dodici tracce contengono diversi spunti: ci sono molti elementi metal, ma la band si allontana parecchio dai dettami più intransigenti del genere, costruendo un sound personale e immediatamente riconoscibile. La melodia regna sovrana per tutto il disco, avvolge l’ascoltatore con passaggi intensi e curati nei minimi dettagli: per averne un esempio basta sentirsi la migliore canzone del disco,
Somebody To Love, caratterizzata da soluzioni corali di altissimo livello. Altri pezzi da citare sono l’opener
Velvet, in grado di indirizzare immediatamente l’ascoltatore nel centro del mondo della band e la bellissima
Dreamer. Infine, voto alto anche per
Pet Sematary, cover dei Ramones arrangiata a dovere.
Per gli amanti del gothic rappresenta sicuramente un acquisto da fare. A chi non piace il genere, invece, consiglierei magari prima una visita alla band in sede live per valutare l’acquisto: sicuramente però i Bloody Mary meritano tutta l’attenzione possibile, sia all’interno che all’esterno dei nostri confini.
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