Sembra che la pioggia e
Nicholas Chapel si siano messi d’accordo: l’una pronta ad inumidire il mio sabato pomeriggio, colorandolo di grigio ed occasioni perdute, l’altro a farmi ascoltare una musica dolorosamente intima, prepotentemente delicata, morbosamente dolce.
Queste, in due parole, le sensazioni suscitatemi da “
Mute”, seconda opera in musica di
Demians, che altri non è che il nostro fancese, alla guida di una nave che ha lui stesso come unico membro dell’equipaggio. Prog rock di fattura sopraffina, intimista e decadente come i Porcupine Tree, lacerante come i Pain of Salvation che non furono mai, soffice e morbido come un gatto che si stiracchia e fa le fusa. Questo cd è un crogiolo di sensazioni in musica, rese ora tramite chitarre iper-distorte, ora in punta di violino, ora da ritmiche impazzite, ora da sussurri al pianoforte, il tutto glassato dalla voce morbida, affascinante, conturbante di un uomo che ha come unica pecca quella di essere un francese, e quindi di essere nato nel peggior stato per il rock/metal, a parte, ovviamente, la terra dei cachi.
“Mute” è un viaggio affascinante e non privo di pericoli; non lo consiglio ai deprimendi, perché il mood generale del platter è malinconico e triste; ma, altresì, non potete non ascoltarvi un album carico di prog rock sperimentale, elettronico e melodico, come non ne sentivo da un bel pezzo. E la pioggia, noncurante, continua a cadere...
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