Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2017
Durata:44 min.
Etichetta:Kscope

Tracklist

  1. A DROP IN THE OCEAN
  2. FAMILY MAN
  3. HOW WAS YOUR RIDE?
  4. WE'LL NEVER BE APART
  5. SORRYS
  6. LIFE IS AN OCEAN
  7. LATELY
  8. OCTOBER
  9. THE JACKAL
  10. SALT WATER
  11. UNDERCOVER HEART
  12. LONELY SOUL
  13. FROM 44 TO 48

Line up

  • Aviv Geffen: vocals, guitar, keyboards
  • Steven Wilson: vocals, guitar, keyboards
  • Tomer Z: drums
  • Eran Mitelman: keyboards
  • London Session Orchestra: strings

Voto medio utenti

Ricordo ancora con rabbia le sensazioni suscitate da “Blackfield IV”, un album senza apporto diretto di Steven Wilson, breve, insipido, poco ispirato, completamente in contrasto con i tre (se non ottimi, molto buoni) capitoli precedenti.

Ma ecco che avviene il miracolo e Steven Wilson torna sui suoi passi per dare quella dimensione “tutta sua” alle composizioni di Aviv Geffen (perché diciamocelo, i brani sono firmati dall’artista israeliano) e ricreare con maestria e con un pizzico di nostalgia la magia degli esordi (c’è pure lo zampino di Alan Parsons, ma francamente non mi è sembrato tanto determinante).

“A Drop In The Ocean” è uno struggente intro dal carattere mahleriano lasciato alla London Session Orchestra, cui attacca subito “Family Man”, un 7/4 pieno di groove dove l’elettricità si bilancia perfettamente con la dimensione sinfonica del pezzo. Con “How Was Your Ride?” tornano alla mente i primi lavori dei Blackfield, quelli carichi di “mal de vivre” (come lo ha definito lo stesso Geffen), mentre è con “We’ll Never Be Apart” (brano dai caratteristici tratti mainstream, curiosamente ancora in 7) che sentiamo per la prima volta l’ugola dell’autore principale. L’acustica e sconfortante “Sorrys” prelude alla semplice ma superbamente arrangiata "Life Is An Ocean”, prima della radiofonica e drittissima “Lately” (cantata con la brava Alex Moshe). “October” presenta i caratteri più teatrali del songbook di Freddie Mercury (merito del pianoforte in evidenza?) e sfocia nella blueseggiante (e ritmicamente “storta”) “The Jackal”. L’inaspettata traccia strumentale “Salt Water”, dal carattere quasi opethiano per gusto e armonie, anticipa la più pop “Undecover Heart”, dove la strofa risulta più riuscita del ritornello (troppo Eighties). “Lonely Soul” è un’altra sorpresa, un episodio a cavallo tra Massive Attack, Enigma e Moby, dove torna protagonista Alex Moshe. "From 44 To 48" suona molto primi Porcupine Tree (e guarda caso è l’unico brano firmato da Wilson), quelli meno lisergici di “Up The Downstair” e “On The Sunday Of Life…”.

“Blackfield V” è tutto quello che ci si aspetterebbe da un disco del duo: brani brevi, ottimamente arrangiati, con melodie morbide e ficcanti. Ben tornati Blackfield!

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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