Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2010
Durata:51 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. ONE MORE TIME
  2. JEKYLL OR HYDE
  3. MISLEAD
  4. EUPHORIC
  5. OVER THE EDGE
  6. I NEED YOU
  7. WHO YOU THINK I AM
  8. I TRIED
  9. JUST WATCH ME
  10. THIS IS WAR
  11. SUPERSTAR
  12. COMING HOME

Line up

  • James LaBrie: vocals
  • Marco Sfogli: guitars
  • Matt Guillory: keyboards
  • Peter Wildoer: drums
  • Ray Riendeau: bass

Voto medio utenti

James LaBrie si cambia d’abito: dopo una carriera più che ventennale con i Dream theater, il canadese sfoga il suo bisogno compositivo e, grazie al fido Matt Guillory, scrive il disco più pesante della sua discografia solista.

Circondato da una band di mostri, James tira fuori un platter, questo “Static Impulse”, che di statico ha giusto il titolo: le composizioni sono tiratissime, variegate, dominate da un drumming selvaggio e chirurgico ad opera di Peter Wildoer, mentre il superlativo Marco Sfogli fa vedere di che pasta è fatto, tra assoli al fulmicotone e riff spaccaossa. Il trittico iniziale è da infarto, senza un istante di pausa e con il metronomo lanciato a mille bpm, mentre “Euphoric” respira un attimo, regalandoci un mid-tempo melodico e ben costruito. Ma c’è poco tempo per rilassarci, visto che “Over the Edge” ci accoglie con un riff che sembra uscito da un disco dei Priest, per non parlare delle sfuriate di doppia cassa su “I Need You”. La voce di James giostra con insperata perizia e conduce le danze, mentre le screams assatanate di Peter fanno da inaspettato quanto piacevole contraltare. Il momento forse più dreamtheateriano del disco è “Who you think I am”, che fa un po’ il verso alle ultime produzioni estremamente chitarrose della band madre, mentre “Just Watch Me” ha il ruolo di power ballad, permettendoci di apprezzare il timbro di James, che sa tornare su tonalità alte, come non succedeva da anni in un album targato DT. Ma le mazzate non ci vengono risparmiate, e così arriva una “This is War”, che già dal titolo non fa prigionieri: strofa in blast beats e screams, ritornello melodico e dal riffing ipnotico, bella roba davvero. Ma per voi, amanti dei riffoni a 7 corde, la pacchia non finisce mai: ascoltare per credere l’attacco di “Superstar”, in cui giacomino LaBrie sfodera la sua interpretazione più cattiva, sempre più ispirato. Il platter si conclude con una delicata “Coming Home”, un destino nel titolo, quasi che James cantasse il piacere di essere tornato a casa, nel suo spazio creativo, libero da doveri e necessità di music business, che hanno quasi ucciso i Dream Theater.
È un piacere sentirlo cantare le sue canzoni, come se quest’album fosse un rituale di liberazione da una prigione stilistica in cui lui, e non solo lui, era stato ingabbiato dal duo Petrucci/Portnoy. Il che ci conduce alla riflessione finale…

Questo disco mi piace davvero tanto, ma il solo fatto che esista apre una miriade di possibili discussioni… Mike Portnoy lascia i Dream Theater, James LaBrie sforna un album fresco e piacevole, che gli restituirà dignità e amore dalla fan-base: cosa ne sarà della band-madre? Personalmente, come si suol dire, la veggo buia…
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 08 ott 2010 alle 09:11

Avete ragione: questo disco non è niente male. Niente di particolarmente indimenticabile e non credo perdurerà a lungo nel lettore ma è un disco abbastanza onesto. Forse anche un po' naif, a mio modo di vedere, ma non so se riesco ad esprimere questa sensazione. Diciamo che basti pensare che si conclude con un lentaccio strappaballe che si intitola "Coming Home" ed è una scelta che Word definirebbe "non scorretta ma logora ed abusata". Non i sentirei, tuttavia, di metterlo in relazione coi DT da cui credo proprio non abbia niente a che vedere, come forma canzone dico.

Inserito il 30 set 2010 alle 17:24

I dischi da solista di LaBrie, pur non essendo memorabili capolavori, mi piacciono tutti (con leggera preferenza per il 1° Mullmuzzler): nessuna sorpresa che pubbblichi un bel disco...vado subito a comprarlo. Io comincio a sospettare che i DT senza Portnoy potrebbero persino fare qualcosa di meglio, di più vario, di meno calcolato...voi che ne pensate? ...cazzo, ma con quante "b" ho scritto "pubblichi"??? avete mai sentito Rudess da solista? altro che ingabbiato! vorrete uccidere Petrucci e Portnoy per averlo spesso costretto al ruolo di "secondo chitarrista" (intendo nel fargli ricalcare pari pari linee della ritmica o assoli). uno spreco!

Inserito il 30 set 2010 alle 16:45

Sempre detto io che LaBrie, Myung e soprattutto Rudess erano ingabbiati..

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