Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:40 min.
Etichetta:Moribound Records

Tracklist

  1. THE NEW MESSIAH
  2. APOCALYPTIC VISIONS
  3. REVEREND
  4. SLAVES OF GOD
  5. THEY ARE WATCHING US
  6. THE TEMPLE
  7. MASS CULT SUICIDE
  8. WITCH

Line up

  • Lord Vampyr: all

Voto medio utenti

Arrivati al quinto album in studio in sei anni dalla pubblicazione del debut “Devilish Illusions” del 2016, gli italiani Malamorte sembrano ormai essere inarrestabili. “Mass Cult Suicide”, questo il titolo dell’ultima fatica della band che, ormai è appurato, si è quasi completamente distaccata dal black metal degli esordi, per virare su un sound più heavy metal, molto più diretto ed accessibile.

Basta ascoltare i primi secondi di “Reverend” per rendersi conto che dei Malamorte iniziali, è rimasto ben poco. Non che questo sia essenzialmente un difetto, perché il pezzo è catchy quel che basta per non finire nel dimenticatoio. Fondamentalmente la prima metà del disco è molto valida, con “The New Messiah” che gioca su atmosfere horror donate dalle tastiere molto efficaci e anche in questo caso, un ritornello vincente, e il tutto migliora ancora con “Slaves Of God”, il pezzo a mio parere migliore del disco. Si percepiscono però in modo fin troppo evidente, le influenze di molti artisti che hanno creato il filone dello shock rock, come Lizzy Borden e Alice Cooper, ma anche KISS nei chorus, ed è ulteriormente palese l’influenza dei Ghost in tanti passaggi strumentali. Questo non riesce a far fare ai Malamorte quel passo decisivo con il quale riuscirebbero a crearsi una loro precisa identità. Se avevo detto precedentemente che la prima metà del disco era molto buona, nelle sue comunque eccessive scopiazzature da band del passato, la seconda parte non regge assolutamente il confronto. La Titletrack come si direbbe in Emilia-Romagna è un mappazzone, un miscuglio di cose a caso che non funzionano, e “Witch” nel suo cercare di prendere qualche elemento alla King Diamond, si perde totalmente. Un appunto deve essere fatto anche alla voce, che in alcuni tratti riesce a donare quella sensazione di angoscia, ma in altri sembra totalmente svociata, quasi sforzata.

“Mass Cult Suicide” complessivamente non è né un album bruttissimo, ma neanche bellissimo. Influenze troppo marcate dagli artisti sopracitati, e un'evidente sensazione generale di già sentito, non riescono a fare di questo disco un’uscita memorabile, seppur alcuni pezzi funzionino. Se i Malamorte decideranno di prendersi delle pause più lunghe nel futuro, tra la composizione di un disco e l’altro, penso però che potrà uscirne qualcosa di interessante. Stavolta purtroppo, non è il caso.


Recensione a cura di Francesco Metelli

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