Ancor prima di sentire il disco, ho sentito che "Ritual Abuse" dei Cough aveva qualcosa di fuori dal comune: chiamatela premonizione, quinto senso e mezzo (cit.) o come vi pare, ma sapevo che il secondo disco di questo combo americano mi avrebbe conquistato sin da subito. E ovviamente così è stato, complice forse la stupenda copertina che immediatamente ha catalizzato la mia attenzione. "Ritual Abuse" è un concentrato purissimo di nichilismo, spleen esistenziale, misantropia e disagio che trovano espressione in brani mediamente molto lunghi ed esasperanti, costruiti sulla ripetizione metodica e ciclica dei medesimi riff lenti e pachidermici, spezzati dalla voce acida di David Cisco, che talvolta si trasforma in uno scream quasi black metal capace di trasmettere una disperazione senza precedenti. Tra le note di "A Year Of Suffering", "Ritual Abuse", "Crippled Wizard", "Crooked Spine" e "Mind Collapse" verrete circondati da un'aura di negatività a suon di sludge e doom, a cui solamente pochi riusciranno a sopravvivere senza avere ripercussioni sulla propria salute psicofisica. Ma mai come in casi come questi le parole sono ben poca cosa rispetto all'ascolto diretto di "Ritual Abuse", che sicuramente il sottoscritto si ricorderà di menzionare nelle poll di fine anno.
Un disco certamente non facile, sopratuttto per coloro che non sono avvezzi a questo tipo di sonorità ma che siamo certi sapranno smuovere qualcosa in tutti gli amanti del genere. Un viaggio nella solitudine, nella depressione e nella disperazione più cupe che caldeggiamo solamente agli ascoltatori più temerari che non hanno paura di perdersi tra le spire di questo disco dall'altissimo potenziale autolesionistico.