I siciliani
Fangtooth, già attivi in passato come Karnstein e successivamente impegnati in altre formazioni del circuito locale, non traggono alcuna ispirazione dal sole, dal mare e dai cieli tersi della loro splendida isola. Piuttosto i loro scenari preferiti sono notturni, tra tenebre sinistre e tetri cimiteri sconsacrati, visto che ci propongono un album di puro e sulfureo doom metal.
Più che ai Black Sabbath, la band si pone nella scia di nomi come St.Vitus, Obsessed, Solitude Aeturnus e primi Candlemass, grazie ad atmosfere gravide di drammaticità ed abbandono. Riff mortiferi e tempi lentissimi formano la base principale sulla quale sviluppare cenni melodici cupi e solenni, ma il gruppo non disdegna di inserire improvvise impennate aggressive condite da brevi spunti solistici che evitano il rischio di scivolare nella monotonia.
I Fangtooth dimostrano di conoscere a fondo questo genere musicale ed i loro brani risultano solidi ed interessanti, pur se non particolarmente originali, anche se la struttura delle canzoni è ancora un po’schematica e ripetitiva. Buone le parti più lente e funeree, discrete le accelerazioni ritmiche e migliorabili, per i miei gusti, gli aspetti vocali che talvolta paiono più forzati che evocativi.
Comunque, come primo lavoro, il risultato è certamente più che sufficiente e la ricerca da parte del quartetto di una label che possa sostenerli, è senz’altro giustificata. Chi ama le sonorità doom classiche può dare fiducia alla band italiana, che con un ulteriore salto di qualità potrebbe inserirsi ai vertici del panorama nazionale.
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