Silenzio. Gocce d'acqua che cadono. Una chitarra acustica disegna visioni cupe e misteriose. Sono solo alcune delle sensazioni che la musica degli Himinbjorg sa suscitare nella mente dell'ascoltatore, emozioni antiche ed esoteriche, ormai dimenticate nel tempo. Non fatevi ingannare dalla prima traccia, un pezzo black metal molto canonico sorretto da ritmiche quasi thrash... il bello deve ancora arrivare! Già dal secondo pezzo si intuiscono le grandi capacità del gruppo francese: un riff malinconico ed evocativo, lo screaming di Zahaah più autoritario ed un coro di voce pulita che mi ha ricordato i vocalizzi "aa-aa" tipici di Vintersorg oppure Ulver. Proprio di questi ultimi sembra essere la maggiore ispirazione dal punto di vista stilistico (la quinta traccia "What Was..." è praticamente una rivisitazione dei migliori riff dei norvegesi, intepretati con gusto), oltre che ovviamente di tutta la scena black metal in particolare. In effetti nonostante la band la pensi diversamente, non me la sento di considerare gli Himinbjorg un gruppo viking a tutti gli effetti: se non fosse per i testi improntati su leggende celtiche e gli sporadici cori di voce pulita si crederebbe subito di trovarsi a cospetto di una band black metal particolarmente capace e motivata. Dicevamo della seconda traccia, un tripudio di riff, di melodie che si susseguono una dietro l'altra, di velocissimi colpi assestati da Kahos sulla sua batteria (i suoni di quest'ultima, tra l'altro, sono perfetti). "The Galleries Of Time" non cambia di molto le cose, presentandoci un riffing compatto e la solita alternanza di partiture veloci e decelerazioni sempre suggestive. Ma l'apice dell'album si raggiunge, a mio parere, con la penultima traccia "...And To Fight Forever...": il gruppo francese riesce ad esaltarci e appassionarci con una song improntata sulla propria individualità dal semplice e trascinante refrain "never give up and fight!". I sapienti colpi di charleston del bravissimo batterista, i cori, i riff potenti, la voce carismatica di Zahaah creano un'insieme che sarà difficile dimenticare, e soprattutto evitare di rimettere spesso nel lettore. Capiterà spesso di fare il contrario, invece, e questo è segno di un album ben riuscito con cui i francesi Himinbjorg coronano un'onesta carriera arrivata ormai alla quarta prova in studio. E ancora una volta potremo udire il grido... "cause him is me"!
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