Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2003
Durata:57 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. DISFUNCTIONAL
  2. PRAYER IN UNISON
  3. RAINMAKER
  4. NEVER RETURN
  5. MAKE IT HAPPEN
  6. WAKE UP
  7. IF I HAD KNOWN
  8. GAME OVER
  9. DARK SUNGLASSES
  10. THE RED PILL
  11. IN THE END
  12. LO QUE FALTO (BONUS TRACK)

Line up

  • Rick Mythiasin: vocals
  • Tobias Exxel: guitars
  • Danny Klupp: guitars
  • Shaker Elmosa: bass
  • Ferdy Doernberg: keyboards
  • Frank Wolf: drums

Voto medio utenti

"Rainmaker" dimostra che i Taraxacum non erano solo un progetto estemporaneo del bassista degli Edguy, ma una band che ora, con il secondo album, ha saputo replicare egregiamente al debutto "Spirit of Freedom". Tobias Exxel ha sempre al suo fianco Frank Wolf, Ferdy Doernberg e sopratutto il cantante Rick Mythiasin, poi a completare la band sono arrivati il chitarrista Danny Klupp (ex-Haggard) ed il bassista Shaker Elmosa, con l'ingresso di quest'ultimo che permette a Exxel di dedicarsi esclusivamente alla chitarra. Le novità si fermano qua: il sound dei Taraxacum si piazza nuovamente tra il Metal Classico e l'Hard Rock, e gli 11 brani (12 in realtà, ma "Lo Que Faltò" è una versione in spagnolo di "Make it Happen") presenti sull'album stanno lì a dimostrarlo. Era invece facile prevedere i miglioramenti del gruppo, evidenti nel songwriting e nell'energia esecutiva, mentre a livello dei singoli, trovo che Mythiasin abbia saputo andare ben oltre le aspettative. Lo apprezzavo dickinsoniano negli Steel Prophet e ancora più lo stimo qua, dove riesce a dare sfogo a diverse sfumature ed interpretazioni vocali, davvero irriconoscibile ad esempio sulla disinvolta e dai toni seventies "Dark Sunglasses". Peccato solo che, come avvenne ai tempi di "Spirit Of Freedom", sia eccessivo lo spazio alle ballads. Infatti, oltre alle due versioni di "If I Had Known", nella scaletta trova posto l'altro lentone "In the End", che si rivela più melenso e meno coinvolgente. Avrei preferito trovasse spazio un'altra canzone, magari sullo stile di "Rainmaker", dovuto omaggio agli Indiani d'America (alcuni di loro partecipano al brano) e sicuramente una delle le canzoni più rappresentative dell'album, oppure di "The Red Pill" che è invece quella che preferisco, per le diverse atmosfere che la pervadono e la grinta messa in mostra dalla band. Se cercate accostamenti facili al gruppo "principale" di Tobias Exxel e a quelli degli altri componenti del gruppo, qui capitate male, ma se volete ascoltare musicisti con idee e "palle", i Taraxacum potrebbero fare al caso vostro.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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