Prosegue la marcia degli irlandesi
Mael Mordha con un nuovo album, per la precisione il loro terzo, totalmente incentrato sulla figura di
Manannan, ovvero il re del mare e degli inferi secondo la tradizione gaelica.
Il pagan doom del quintetto è fortemente venato, com'è ovvio, da contaminazioni folk e risulta come in passato assai coinvolgente ed evocativo, sebbene ci sia bisogno di più di un distratto ascolto per immergersi nelle sonorità dei Mael Mordha, magari apprezzandone i bellissimi testi (fortunatamente comprensibili, dato che sono tutti scritti in inglese) ed il booklet, realizzato in maniera a dir poco professionale.
Ai meno avvezzi al genere potrebbe storcersi il naso di fronte al cantato atonale e funereo di
Anthony Lindsay ma come detto è questione di un paio di ascolti per entrare appieno dentro le atmosfere disegnate con maestria dai Mael Mordha ed è impossibile resistere al subitaneo fascino di "
The Doom of the Races of Eire", sicuramente uno dei pezzi più belli del disco, insieme alla successiva "
Our Ancestors Dwell Here", adornata da flauti, e la doomeggiante title track, se possibile ancora più mastodontica e funerea.
Un bel disco, in linea col precedente, che sebbene non lancerà mai i cinque irlandesi nel metal che conta, ovvero quello con un discreto giro di $$$, porterà una decisa soddisfazione tra gli estimatori del genere.
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