Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:non disponibile
Etichetta:Inside Out
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. GROOVE MACHINE
  2. ALRIGHT
  3. PLEIADES
  4. MOVE
  5. WHAT IS THIS?
  6. LOST IN GERMANY
  7. BLACK FLAG
  8. PRAY
  9. DOGMAN
  10. GO TELL SOMEBODY
  11. JULIE
  12. LOOKING FOR LOVE
  13. SUMMERLAND
  14. OVER MY HEAD
  15. IT’S LOVE
  16. WE WERE BORN TO BE LOVED
  17. GOLDILOX
  18. VISIONS
  19. MOANJAM

Line up

  • Ty Tabor: guitars, vocals
  • Dug Pinnick: bass, vocals
  • Jerry Gaskill: drums, vocals

Voto medio utenti

Londra è una città davvero speciale, soprattutto se si è appassionati di rock. E’ un posto magico dove si respira inevitabilmente la storia di questa musica, è la culla di alcuni dei suoi principali protagonisti e indiscutibili maestri che non ha perso il suo fascino nonostante spesso abbia recitato un secondario ruolo da “nobile decaduta” nei confronti dell’egemonia di settore rappresentata da alcune delle sue “colleghe” reperibili nel vasto continente nordamericano.
Se quanto appena affermato è vero per un semplice fruitore di tale forma d’arte e intrattenimento, lo è sicuramente ancora in misura maggiore per un suo affiliato attivo, tanto più se tra i dominanti numi tutelari della sua proposta musicale ci sono i Beatles (e i Led Zeppelin!) e se la capitale inglese è stata una delle prime ad accogliere e comprendere appieno il suo tentativo di offrire qualcosa di “nuovo”, pur nel rispetto della tradizione, nell’ambito di un genere tanto conservatore nonostante l’apparenza rivoluzionaria.
Ecco decifrata in breve, attraverso l’analisi delle dichiarazioni a supporto di quest’uscita rilasciate da Ty Tabor, Doug Pinnick e Jerry Gaskill, da sempre gli storici agitatori dei favolosi King’s X, la scelta di registrare questo doppio Cd dal vivo (e relativo DVD, la prima testimonianza ufficiale di questo tipo nella ormai ultraventennale carriera della band) proprio all’Electric Ballroom di Londra, costantemente benevola nei confronti di una formazione che ha saputo creare un proprio distinguibile ed eccitante trademark pur combinando i riff degli Zeppelin, i cori dei Fab4 e dei CSN, il senso estetico dei Rush e l’approccio southern di Allman Brothers e ZZ Top.
Un’attitudine e una creatività che all’inizio sorpresero non poco e che poi conquistarono prepotentemente molti rockofili illuminati, tanto da consentire al gruppo, come accennato poche righe fa, un percorso professionale e discografico corposo e piuttosto appagante, ma che forse, negli ultimi anni soprattutto, non lo ha protetto del tutto dal rischio del “dimenticatoio” o quantomeno di quel perimetro non molto gratificante dove vengono relegate le bands meritevoli di rispetto, di cui tutti parlano bene quasi per “dovere” e che poi non vengono adeguatamente accreditate, celebrate e supportate.
Eppure, tra molti alti e qualche piccola fisiologica flessione, le prestazioni dei nostri hanno sempre saputo garantire intensità passionale, scariche adrenaliniche e tonnellate di terremotante groove sensoriale, forti di un’avida vena artistica (che li ha portati, negli anni, anche ad inglobare vaghe suggestioni di retaggio grunge) in cui emergono incessantemente la personalità e l’autenticità della laringe impregnata di soul di Doug Pinnick, delle chitarre liquide e taglienti di Ty Tabor e della solidità estrosa dei tamburi di Jerry Gaskill, già eccellenti musicisti se presi singolarmente e assieme semplicemente strepitosi, anche grazie a quegli impasti corali veramente preziosi ed vibranti.
“Live love in London” rappresenta proprio un plausibile campionario di tutte queste splendide peculiarità, solcando la vita del gruppo dagli esordi (quelli che personalmente preferisco, anche per ragioni squisitamente “nostalgiche”, lo ammetto) fino ai tempi più recenti e offre un saggio delle sue capacità di coinvolgimento anche lontano dai "trucchi" e dalla “freddezza” (anche se quelle dei King’s X non lo sono mai state, in realtà) di una registrazione in studio, di fronte ad un pubblico ricettivo, affezionato e partecipe (l’acme viene raggiunto dalla splendida “Goldilox”, cantata per intero dalla platea!).
Una prestazione sincera e schietta, una registrazione abbastanza adeguata (né troppo laccata e ritoccata, né esageratamente “rustica”) e un’accorta e ricca set-list, fanno di questo disco un acquisto consigliato sia che siate neofiti dell’arte dei King’s X e sia che siate loro fans storici.
Entrambe le tipologie si accorgeranno facilmente che dietro le rughe ormai affioranti sui volti del terzetto statunitense si nasconde ancora un autentico primatista di quella musica in cui Fede, Speranza e Amore sono sentimenti ancora capaci di suscitare forti emozioni e fare la differenza.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 25 ott 2010 alle 14:51

Ho avuto la fortuna di vedere questo tour dal vivo. Grande band !!! ...ti invidio un pò. li seguo da Gretchen goes to Nebraska e li adoro. e non ho mai conosciuto un altro fan del gruppo, quindi piacere di conoscerti!!!!

Inserito il 25 ott 2010 alle 14:18

Ho avuto la fortuna di vedere questo tour dal vivo. Grande band !!!

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