Levi e
Werstler altri non sono se non i due chitarristi dei
Daath, che hanno deciso di dare sfogo alla proprie voglie creative. Il risultato è un album, “
Avalanche of Worms”, difficilmente classificabile, vista la complessa natura delle composizioni in esso contenute.
Interamente strumentale, l’album, oltre a fornire una sfilza di titoli buoni per altrettanti albums death/black, sciorina una prestazione interamente strumentale del duo, che in studio si fa soccorrere da gente del calibro di Sean Reinert (Cynyc, Death) alla batteria. Le dodici tracce sono un minestrone infernale di metal progressivo, contaminatissimo ed inquietante, nel quale evidentissimo risulta l'imprinting della band madre, ma che risente positivamente di un influsso più guitar oriented, com’era lecito aspettarsi. Lo stesso duo consigliava di ascoltarlo tutto d’un fiato, come se fosse un unico concerto per chitarre e band, ma in effetti arrivare alla fine del dischetto è impresa ardua, vuoi per la complessità dei brani, vuoi per la mancanza di cantato, vuoi perché Levi e Werstler ce la mettono tutta per dare alle proprie composizioni un’impronta inclassificabile, sfuggente, seppur basata su una struttura prog-metal piena di dissonanze e progressioni armoniche inusuali.
Mi sento di consigliarlo agli appassionati dei Daath, e a chi ama un chitarrismo estremo nel gusto ma non nell’esecuzione; per gli altri, potrebbe risultare un piatto troppo ricco di ingredienti insoliti, sì da rischiare di risultare indigesto.
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