Copertina 9

Info

Anno di uscita:2010
Durata:non disponibile
Etichetta:Sony Music
Distribuzione:Bob Media

Tracklist

  1. STAND UP
  2. ONE TICKET TO PARADISE
  3. LET SOMEBODY LOVE YOU
  4. BOULEVARD OF LOVE
  5. A MILLION MILES AWAY
  6. ANGELA
  7. LOVE IS THE RIGHT WAY
  8. LET'S KEEP ON TRYIN'
  9. JUST A LITTLE CLOSER
  10. GET LOST
  11. MAN IN THE MIRROR
  12. YOU WON'T BE ALONE

Line up

  • Steve Lozzi: bass
  • Marco Percudani: guitars, vocals
  • Josh Zighetti: vocals
  • Paolo Botteschi: drums

Voto medio utenti

Grandissimo come-back di una delle più interessanti realtà italiane!
Gli Hungryheart tornano con One Ticket To Paradise, splendido affresco di hard rock melodico che sembra provenire da dove il genere è nato e ha dato il meglio. Invece, come spesso accade, è proprio da casa nostra che arriva qualcosa di prezioso e assolutamente da avere.

Un disco suonato alla perfezione con classe sopraffina, ben prodotto e arrangiato ancora meglio, incredibilmente efficace, dove non c’è nulla di nuovo ma davvero nemmeno nulla di meno di quello che si può chiedere a un disco. Monumentale il lavoro alla sei corde di Mario Percudani, bellissima la voce di Josh Zighetti, marmorea la sezione ritmica. Importanti anche i contributi di classe ed esperienza, tra i molti ospiti, di Alex Del Vecchio alle tastiere e del “Conte” Graziano De Murtas alle back vocals.

Si parte con Stand Up, catapultata qui direttamente dagli anni ’80, per passare poi all’aggressiva title-track, dove il trascinante riff porta ad uno splendido ritornello. Avanti con la ballad Let Somebody Love You, prima di tornare a saltellare con Boulevard Of Love. A Million Miles Away lascia a bocca aperta per quanto riesce ad essere intensa, mentre la successiva Angela è un mid-tempo “bonjoviano” in grado di regalare l’ennesimo ritornello da applausi. L’inizio di Let’s Keep On Tryin’ è una sassata di granito in faccia, che sfocia in un pezzo monumentale, seguito dall’incedere southern di Just A Litte Closer. Get Lost rappresenta la song più cattiva dell’intero lavoro ed è seguita da un’altra perla come Man In The Mirror. You Won’t Be Alone, ballad acustica da brividi, chiude degnamente un album da standing ovation.

In un batter d’occhio il disco è finito. L’unico modo per ovviare alla crisi d’astinenza è ricominciare da capo. Ancora e ancora. Nove. E se tra qualche mese troverò One Ticket To Paradise ancora in macchina o nello stereo, potrebbe anche diventare 10. Sù le chiappe dal divano e dritti al negozio, questo è un disco da possedere con ardore e macinare nello stereo.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 nov 2010 alle 01:23

Non sono un fanatico del genere AOR, ma il voto se lo merita tutto....... Quasi imbarazzante come riescono a proporre delle melodie banalissime in un modo così originale....Consiglio veramente anche io!!!

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