Nonostante la delusione dell’ultimo mediocre “
Intimacy” considero il ritorno degli
Infection Code positivo, non foss’altro per gli sforzi che la band ha profuso negli ultimi dieci anni nella scena italiana.
Il nuovo “
Fine” si muove nel solco del disco precedente, siamo dalle parti, quindi, di un postcore che nelle intenzioni della band dovrebbe suonare perverso, allucinati, disturbante, capace di dipingere il terrificante grigiore della moderna società.
Al di là di quelli che sono gli intenti, e al di là del fatto che questo disco sia a malapena sufficiente, il problema degli
Infection Code è che, nel loro nuovo corso, hanno deciso di confrontarsi con un genere, con delle sonorità, che hanno tra i loro massimi esponenti dei geni o, comunque, gente con le palle quadrate. Parlo ad esempio dei
Neurosis, cui gli
Infection Code sembrano pesantemente ispirarsi. E il postcore non è il thrash metal, non basta essere bravi musicisti per “starci dentro”.
Nel postcore non c’è una via di mezzo, o sei un genio o sei una pippa, perché o sei capace o non sei capace.
Venendo allo specifico degli
Infection Code, loro sono a metà. Non sono dei geni, ma nemmeno delle pippe, ci provano e i risultati talvolta sono apprezzabili, ma gli manca sempre qualcosa.
Prendete “
Grey”, dovrebbe essere un monolite, di quasi 11 minuti, durante i quali l’ascoltatore dovrebbe letteralmente “flippare”, per usare un gergo caro a certa controcultura lisergica. La canzone parte lenta, minacciosa, oscura, ma non si specchia nell’abisso, e quando sembra che sia sul punto di esplodere lo fa, ma lo stiletto non arriva in profondità, scalfendo la superficie della corteccia cerebrale dell’ascoltatore.
Nella mia modesta opinione uno dei problemi degli
Infection Code è la voce del singer
Gabriele, mai troppo carica di sorrow e rabbia repressa.
Il resto si perde tra il deja-vù ricorrente di pezzi come “
All Colours” e "
Black Glue”.
Cosa resta di questo “
Fine”? La buonissima cover di “
Cupe Vampe”, rubata ai
C.S.I., non a caso, e significativamente, l’episodio migliore del disco.
Spiace bocciare una band come gli
Infection Code, lo faccio con la morte nel cuore. Posso solo invitarli a non desistere, ad andare avanti per la loro strada, anche a discapito delle mie critiche, laddove a qualsiasi altra band direi di appendere gli strumenti al chiodo.
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