Prima o poi ne topperanno pure uno...
Non stavolta.Possenti ed allo stesso tempo in grado di dare vita a composizioni dalle diverse atmosfere e sfaccettature, i
Manticora rispondono all'appello del settimo album.
Dopo il concept "The Black Circus", articolato su ben due dischi, il nuovo "Safe" sembra invece essere un lavoro a se stante, e se Lars F. Larsen si conferma vocalist carismatico ma non sempre impeccabile, e, come gia fatto presente in passato, talvolta avvicinabile a Hansi Kürsch, è altrettanto certo che la loro proposta musicale è il solido gran bel mix di Power, Thrash e Progressive Metal, assemblato con cognizione di causa ed ottimi risultati.
Questo è chiaro sin dall'opener "In The Abyss of Desperation" e dalla successiva "Silence the Freedom", due canzoni che sono anche la prima testimonianza di un evidente indurimento nel sound della formazione danese.
E questi sono i primi episodi di una scaletta che presenta solo altre cinque canzoni, un numero apparentemente esiguo ma che viene ben compensato sia dal minutaggio delle singole tracce (quasi 50 minuti per sette pezzi) sia dalla loro qualità e che si esalta nella lunga suite conclusiva che da anche il titolo all'album.
I Blind Guardian vengono tirati in ballo non solo per l'accostamento tra i rispettivi cantanti, ma anche per certe soluzioni corali, come quelle di "Silence the Freedom", "A Lake That Drained" (per quanto sfregiata da stilettate alla Nevermore) e sopratutto di "Complete", l'anima più thrash del gruppo si fa sentire maggiormente, appropriandosi ad esempio di larghi squarci su "From the Pain of Loss" o "Carrion Eaters".
Tuttavia, qualunque sia il contesto musicale in cui si cimentano, si conferma fondamentale l'apporto dato dai due chitarristi, Martin Arendal e Kristian Larsen, sempre affilati ed efficaci, e non va sottovalutata nemmeno la prova del drummer Mads Volf, vero cuore pulsante dei Manticora.
Mezzo punto in meno rispetto al "solito" per l'artwork (peraltro mai stato un punto a favore dei danesi) ma sopratutto perchè l'impressione complessiva è che "Safe" sì pesti, ma manchi un po' del fascino e del carisma sprigionato dai tre lavori che lo hanno preceduto.
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