Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2008
Durata:51 min.
Etichetta:Locomotive
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. FIELDS OF STARS
  2. ALL OVER THE WORLD
  3. NEVERLAND
  4. FOREVER AND A DAY
  5. BRIGHT DAYS OF GLORY
  6. THE RAIN
  7. PASSIONATE LOVE
  8. MOUNTAIN HAZE
  9. FOLLOW THE LIGHT
  10. THE TEN THOUSAND
  11. SIRENS ROAR

Line up

  • Goran Edman: vocals
  • Ronnie Konig: bass
  • Filip Kolus: guitars
  • Ado Kalaber: guitars
  • Ludek Struhar: drums
  • Jan Tupy: keyboards

Voto medio utenti

L'omonimo album dei Signum Regis ha permesso al bassista Ronny Konig (da Bratislava, Slovakia) di dare vita alle canzoni che non riteneva adatte all'altra sua band, i Vindex, con già alle spalle un paio di album, "Power Forge" (2005) e "No Middle Ground" (2006).
Rispetto all'Heavy Metal di questi, le coordinate musicali di "Signum Regis" sono indirizzate al metal neoclassico, fortemente ispirate da Rainbow, Malmsteen e Royal Hunt, con non poche concessione a quel melodic power che tanto sa di Stratovarius e Sonata Arctica.
Ad affiancarlo in questo progetto troviamo praticamente tutti i suoi compagni dei Vindex, anche se il loro cantante, Ludek Struhar, per l'occasione si propone dietro alla batteria. Infatti, al microfono dei Signum Regis ritroviamo lo svedese Goran Edman, cantante esperto (tra i tanti: Yngwie Malmsteen, Brazen Abbot, Glory...) sempre più spesso disponibile a questo genere di collaborazioni.
E la sua voce si incastra ovviamente alla perfezione in questo contesto musicale, e lo dimostra sin da subito con "Fields of Stars" e la successiva "All Over the World", che donano un taglio più powereggiante ad una struttura di base neoclassica, garantita dal lavoro dei tastierista Jan Tupy e della coppia di chitarristi Filip Kolus e Ado Kalaber.
Tra brani più vivaci ed accattivanti, come ad esempio "Bright Days of Glory" o "Rain" e "The Ten Thousand" (entrambi con qualcosa dei nostri Rhapsody), altri maggiormente melodici (la riuscita semiballad "Forever and A Day" o la melensa "Passionate Love") e pure un brano strumentale (l'anonima "Mountain Haze") l'album si fa ascoltare senza annoiare, grazie sopratutto alla prova di Edman e all'ottimo lavoro svolto da Tommy Hansen alla console di regia.
Per quanto riguarda i Signum Regis, beh... devono ancora crescere, ed al di là di una proposta ancora troppo derivativa comunque ben compensata del valore aggiunto di Edman, credo possano farlo rinunciando proprio alla sua collaborazione e puntando su di un cantante che si inserisca "realmente" nel gruppo.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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