Copertina 8

Info

Anno di uscita:2010
Durata:66 min.
Etichetta:Lion Music
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. DEVIL'S LULLABY
  2. MIRROR GAMES
  3. GUARDIAN
  4. REPRESSION
  5. HAVEN OF GRACE
  6. DARK DIVIDED MINDS
  7. THE DELIVERANCE
  8. CONTROVERSIAL EUPHORIA
  9. LIGHT DIVINE
  10. SCENT OF DAWN
  11. PROMISED LAND
  12. CHAINS OF THE PAST

Line up

  • Simo Silvan: vocals
  • Timo Niemistö: guitar, backing vocals
  • Klaus Wirzenius: bass
  • Jari Kuokkanen: drums
  • Antti Hakulinen: keyboards

Voto medio utenti

Domanda: quando l’ispirazione diventa un peccato? Fino a che punto un artista può prendere il via dall’opera di un altro, senza per questo risultare un mero ricopiatore, od un pedissequo esecutore di musica inventata da altri? Domanda importante, perché è intorno alla sua risposta che ruota il giudizio sul debut album dei finlandesi Anthriel, questo “The Pathway” che rischia di entrare nella mia top five di fine anno.

Ed allora, disco clamoroso o copia carbone ben riuscita? Ascoltando questo album, infatti, non potranno non venirvi in mente i Symphony X degli anni che furono, quelli di “The Divine Wings of Tragedy”, per intenderci: stessi suoni, stesso stile in composizione ed arrangiamento, stessa mostruosa bravura agli strumenti e stesso power/prog infarcito di neoclassico. L’unica cosa che cambia è la voce, laddove l’inarrivabile Russell Allen vince il confronto con un pur strepitoso Simo Silvan, meno lirico e più “maschio”, ma forse anche meno espressivo del suo più famoso collega. Poco importa, questo album è un coacervo di perle, una via l’altra: la powerosa e drammatica “Devil’s Lullaby”, la strepitosa e cattiva “Mirror Games”, e così via fino alla lunga, articolata, strabiliante “Chains of the Past”, giuro, potrei spendere una recensione per ogni brano: tutto qui vi riporterà alla mente quel prog-metal così lirico nei suoi colori, cattivo, tecnicissimo e longevo: questo album potete ascoltarlo mille volte, vi assicuro che ci troverete continuamente nuovi spunti… Bello come non succedeva da tempo.

Insomma, un album da 9, ed un dubbio grosso come una casa: fino a che punto devo accettare che l’ombra lunga dei Symphony X influenzi il mio voto su “The Pathway”? Come direbbe Malmsteen, “preferisco che copino, ma almeno che lo facciano bene”. Mica facile, eh.


Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 30 mar 2011 alle 12:03

Un album da 9 che prende 8? :D Scherzi a parte, a me è piaciuto moltissimo, ad ogni ascolto mi piace sempre di piu..le somiglianze coi Symphony X secondo me svaniscono col tempo, lasciando scoperta alla fine solo tanta tecnica, tanta buona musica e tanto talento.

Inserito il 16 nov 2010 alle 22:08

Concordo in pieno con la recensione. Provando a rispondere al quesito posto... direi che io di solito preferisco l'originalità ma siccome ultimamente è duro trovarla in giro, ben venga anche chi si limita a fare semplicemente delle belle canzoni! E questo è effettivamente un bel disco, sicuramente una spanna sopra all'ultimo, scialbo, album dei Symphony X...

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