Copertina 8,5

Info

Demo
Anno di uscita:2003
Durata:22 min.

Tracklist

  1. DIRTY RIGHT MEN
  2. EDEN
  3. PROMISE OF EDEN
  4. SON OF A LIE

Line up

  • Denis Tesselli: vocals
  • Matteo Borselli: keyboards
  • Fabio Garzia: guitars
  • Andrea Portieri: guitars
  • Alessandro Lofoco: bass
  • Emiliano Cantiano: drums

Voto medio utenti

Gli Anthelion, giovane gruppo capitolino autore di un prog metal di stampo chiaramente Theateriano, sebbene non manchino richiami agli Shadow Gallery o Pain Of Salvation più "metal", alla stregua di numerose venature hard rock, giungono finalmente al loro secondo demo.
Quello preso in esame in questa sede è in verità la seconda edizione del loro ultimo lavoro, identica alla prima ma cantata interamente dal nuovo singer Dennis Tesselli. Il cambio dietro al microfono ha giovato in maniera non idifferente al gruppo, Tesselli infatti, oltre ad essere dotato di un'ottima voce (anche se a tratti affiora una non eccessiva tecnica), in linea con il genere proposto, ha curato e arrangiato i cori che vanno ad impreziosire in maniera considerevole i 3 pezzi del demo in questione, rendendo la proposta musicale degli Anthelion fianalmente completa sotto tutti gli aspetti.
Va subito precisato una cosa: questi ragazzi (la cui età media supera di poco i 20) ci sanno davvero fare.
La padronanza strumentistica dei singoli è di gran lunga superiore alla media e in particolare il chitarrista solista Fabio Garcia e il tastierista Matteo Borselli (fondatori del gruppo e principali compositori dei brani) sono un duo affiatatissimo e dotato di di una tecnica individuale eccellente.
La musica proposta, per quanto si ispiri quasi inevitabilmente alla formazione di di Portnoy e Petrucci, riesce comunque a mantenere una propria identità, evitando la sciagurata eventualità che gli Anthelion risultino un semplice gruppo clone, una sbiadita copia del celberrimo quintetto statunitense.
I brani proposti dal combo romano possono vantare arrangiamenti complessi e forme canzoni non banali ma mai troppo articolate. Le sonorità rimangono costantemente accattivanti, catchy e mai si ha l'impressione che tecnicismi e virtuasismi prevalgano sulla godibilità generale della musica proposta. E tutto questo per un gruppo prog non è poco.

Si inizia con Dirty Right Man, brano che racchiude tutte le caratteristiche sopra elencate: destrezza esecutiva, gusto per arrangiamenti e melodie e una struttura lineare quanto basta per non far storcere il naso anche a chi non è generalmente particolarmente attratto da gruppi di stampo progressive metal. Il brano è concluso da un'ottima parte strumentale e solistica in cui si distingue l'eccellente lavoro di Borselli, costantemente in bilico tra il tastierismo di due mostri sacri come Moore e Sherinian.
La seguente "Promise Of Eden" (preceduta da una breve intro strumentale) è la song che forse ha tratto maggiori benefici dal cambio di cantante: il melodicissimo, ma non per questo banale, ritornello è ora valorizzato pienamente ponendo giocoforza la terza traccia come uno dei momenti migliori dell'intero lavoro.
Il lavoro si conclude con Son Of A Lie che farà probabilmente la gioia dei proggers più esigenti e lascerà forse più fredde le altre tipologie di ascoltatori. Brano impegnativo e ambizioso, contraddistinto da un ritornello impossibile da non ricordare e dalla durata di oltre 7 minuti in cui si articola una struttura piuttosto complessa. Intro e parte strumentale ricordano sotto molti punti di vista l'immensa Metropolis dei Dream Theater e sebbene certi picchi qualitativi siano ancora lontani (e vorrei vedere) è un piacere notare l'affiatamento del gruppo e in particolare dei 2 strumentisti solisti.
Il chitarrismo di Garcia, che si rifà in modo evidente a Petrucci sebbene non manchino diverse influeze (Van Halen, Vai, Gildenlow), trova il suo apice nella parte conlcusiva del brano in questione: dopo un'intensa parte acustica ha inizio un'assolo ispiratissimo e di gran gusto che per atmosfere e variazioni può essere accostato a episodi "teatrali" quali The Spirit Carries On e Another Day.
Dopo tutti questi (dovuti) complimenti è opportuna anche qualche piccola critica.
Prima di tutto il lavoro dietro le pelli di Emiliano Cantiano. Il batterista è sicuramente dotato di un buona gusto e un'ottima tecnica, ma è troppo impreciso e a volte (non solo negli stacchi) i fuori tempo si notano facilemente. Sia ben chiaro, niente che dia eccessivamente fastidio (tanto che il più delle persone probabilmente non ci faranno neanche caso) ma in un gruppo del genere un problema, o meglio, una leggerezza del genere stona oltre modo.
Il secondo punto, è quello dell'originalità.
Sebbene non si possa parlare di gruppo clone è bene sottolineare che gli Anthelion non si distaccano dai canoni del genere sotto nessun aspetto in particolare.
Per chi scrive però questo non rappresenta un vero problema. Non sono tra quelli che pensano che l'originalità sia essenziale in un gruppo. Non bisogna mai confondere personalità con originalità... la prima e' essenziale, la seconda, no. Anche perche', sarà una banalità, ma ottenerla pur rimanendo legati a certe sonorità e' sempre più utopia.
Una menzione particolare va alla produzione del demo a cura di Christian Ice e i suoi Temple Of Noise: ottima sotto tutti i punti di vista, assolutamente professionale: cristallina e potente.
Concludo questa entusiastica recensione augurando agli Anthelion di poter rivedere il loro nome su un album vero e proprio: i ragazzi sono pronti per un contratto e hanno tutte le carte in regola per fare bene, anche a livello commerciale.
Recensione a cura di Flavio 'Flak' Gianello

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