Nel giro di pochi giorni ecco il secondo ritorno di un grande, grandissimo nome a distanza di più di 10 anni dall'uscita del loro ultimo disco sul mercato. Tredici anni per i
Forbidden, ben diciassette per i loro compaesani
Atheist che dopo la reunion del 2006 hanno deciso infine di pubblicare per la francese (e piccola)
Season of Mist il loro comeback "
Jupiter", molto meno atteso del previsto a guardare le reazioni su internet, piuttosto fredde ed assai poco numerose, quasi a confermare il fatto che la formazione di
Kelly Shaefer sia più una cult-band che uno dei grandi nomi del panorama metal mondiale, insieme alla palese dimostrazione che il nuovo capitolo non sia uscito per N
uclear Blast,
Roadrunner o qualche altra potenza della discografia metal.
Non credo sia un mistero per nessuno che il sottoscritto passi da un amore incondizionato per l'esordio "
Piece of Time" ad un odio totale per lo sconcertante "
Elements", passando per l'ammirazione moderata per "
Unquestionable Presence", appartenendo quindi alla schiera di chi preferisce i primi passi mossi dagli Atheist, al contrario di chi li ritiene geni della musica per brani a mio avviso imbarazzanti come "
Samba Briza" ed altre stramberie del loro ultimo periodo di attività che poco hanno a che fare non con il thrash/death dei primi tempi ma proprio con il metal in generale.
Bene, temo che alla luce di questo il nuovo "
Jupiter" sarà capace di scontentare entrambi gli schieramenti o perlomeno di lasciarli con un po' di amaro in bocca.
Non è estremo, diretto e thrash come "
Unholy War", "
I Deny" e "
No Truth" ma d'altra parte non è creativo e coraggioso come "
Mother Man", "
The Formative Years" o "
Green" e si ha l'impressione che la band abbia a volte il freno a mano tirato in una direzione o nell'altra, nell'arduo compito di non scontentare nessuna fazione, col risultato però che nessuna ne godrà appieno.
Indubbiamente "
Jupiter" è un disco che necessita di numerosi ascolti per poter essere apprezzato al meglio: io stesso ero rimasto profondamente colpito in maniera negativa dopo la prima passata, per poi ricredermi lentamente ogni ulteriore ascolto fino a rivalutarlo in maniera convinta, pur senza gridare al miracolo per i motivi esposti precedentemente.
Nell'ottica "old style" quindi i brani che convincono in misura maggiore sono "
Tortoise the Titan", il singolo "
Second to Sun" e specialmente la furiosa "
Live, and Live Again" che probabilmente non avrebbe sfigurato nella release del 1990; questa componente viene enfatizzata dalla produzione, peraltro ottima, nettamente direzionata verso un sound molto aggressivo e metal, e ne beneficia anche l'abrasiva voce di Shaefer che suscita sempre una certa emozione, come se il tempo, perlomeno in studio, si fosse fermato.
Più ostiche "
Fictitious Glide", "
When the Beast" e "
Faux King Christ", quest'ultima però assolutamente trascinante ed irresistibile nelle sue accelerazioni improvvise.
In definitiva un disco senz'altro interessante, ben congegnato e scontatamente suonato in maniera eccelsa, dulcis in fundo con una copertina splendida e prodotto in modo esemplare; forse è mancato il coraggio di lasciare profondamente delusa una delle due frange di pubblico che segue gli Atheist ma sono innegabili il sacrificio e l'impegno profusi nella creazione di questo "Jupiter", un disco di comeback non tanto per fare qualcosa, per moda o per soldi (non credo abbiano mai alzato due lire in vita loro con gli Atheist), ma semplicemente per arte, condivisibile o meno.