Copertina 7,5

Info

Demo
Anno di uscita:2008
Durata:20 min.

Tracklist

  1. ANCIENT DOME
  2. HUMAN KEY
  3. STATE OF REGRESSION
  4. FALL OF THE DOMINION

Line up

  • Paolo Porro: vocals, guitars
  • Alessandro Fontana: guitars
  • Matteo Cuzzolin: bass
  • Giorgio Alberti: drums

Voto medio utenti

Il "buon vecchio e sano" Thrash Metal continua a mettere in mostra validi rappresentanti anche dalla nostre parti, infatti, gli Ancient Dome (in attività dal 2000) ci propongono l'antipasto di quello che è (o meglio sarà…) il loro primo album, "Human Key", per il quale questa formazione lombarda sta ora cercando un'etichetta che creda in loro.
Per ora dobbiamo quindi accontentarci di quattro canzoni, dove l'ambientazione è quella tipica della Bay Area, con un salto temporale nella San Francisco degli anni ottanta, tra Metallica, Exodus e Testament.
Si parte con il pezzo che porta lo stesso nome della band: "Ancient Dome" è un episodio robusto e compatto, ma tutto sommato lineare (ricordate gli inglesi Xentrix?), di ben altro tenore invece la seguente "Human Key", che si sbatte tra rimandi ai Testament (maggiormente evidente nel guitarwork) ed un riuscito equilibrio tra ferocia e melodia. Una soluzione questa cui guarda anche la successiva "State of Regression", dove gli Ancient Dome allentano un po' la pressione sul pedale dell'acceleratore a favore del passo martellante e delle soluzioni corali che caratterizzano quello che forse è il pezzo meno riuscito del promo, un po' slegato e con l'approccio vocale di Paolo Porro non sempre convincente. Chiusura alla grande, invece, grazie ad una "Fall of The Dominion" massiccia e rabbiosa, con le chitarre di Alessandro Fontana e Paolo Porro in bell'evidenza e con quest'ultimo maggiormente ora a suo agio anche dietro al microfono.
Probabilmente una maggiore incisività nei cori e negli assoli di chitarra renderebbero il tutto ancora più potente e devastante, ma gli Ancient Dome hanno svolto un buon lavoro e trasmettono la netta sensazione di essere già pronti per l'esordio sulla lunga distanza.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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