Mi sono avvicinato al nuovo disco dei
Deathspell Omega non con pochi dubbi, effettivamente il loro precedente album mi aveva lasciato l'amaro in bocca, troppo sperimentale, troppo incline a girare intorno al nulla, insomma troppa sperimentazione gratuita che in conclusione dei fatti andava a minare quello che rimane il fulcro della questione: devastare tutto, ok essendo originali, ma evitando di appiattire tutto sotto una coltre di noia infinita.
Paracletus sotto questo punto di vista ribalta la situazione riportando di conseguenza i tre demoni francesi su lidi musicali più consoni alle loro origini, di questo se ne può accorgere chiunque facendo caso soltanto alla durata complessiva del cd: 42 minuti, ergo, canzoni concise, efferate e condizionate da un ampio uso di influenze tipicamente Black Metal. Quello che voglio dire è che la band non ha fatto la fine dei Darkthrone che più passa il tempo e più torna alle origini stesse del Black Metal, no assolutamente no, tutto quello che fanno questi musicisti è sempre caratterizzato da una forte dose di personalità, nel bene e nel male. Paracletus rispetto al suo immediato predecessore è aggressivo, più rozzo e penetrante. Mi viene di chiamare in causa canzoni come Wings Of Predation, Dearth e Malconfort, brani dove si può sentire un utilizzo non propriamente conforme dei tipici clichè Black Metal, eppure non si perde una briciola di cattiveria e malvagità. Ci sono riff dissonanti, ritmiche che tratteggiano un passo storto e particolare, ma stavolta i Deathspell Omega sono tornati per affogare tutto questo in un mare di violenza, controllata ovvio, ma proprio per questo ancora più lucida e malsana.
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