Riecco gli svizzeri
Samael, questa volta con solo un EP dal titolo
"Antigod": se l'ultimo "Above" aveva messo in luce un ritorno alle origini al sound del gruppo, più crudo e diretto e dalle influenze decisamente meno industrial, lo stesso non si può certo dire di questo nuovo EP, anche se la titletrack e la finale "Ten Thousand Years" sono in pratica gli unici brani inediti del lotto. Il pezzo di apertura "Antigod" infatti è ricco di tastiere che riportano alla mente album seminali come "Passage", "Eternal" o "Reign Of Light", mettendo quindi da parte gli "eccessi" industriali del più recente "Solar Soul": la voce diabolica di Vorph guida come sempre l'ascoltatore fino ad esplodere nel convincente refrain, che ci consegna un buon brano in linea con i Samael che siamo abituati a conoscere. Dopo aver ri-registrato "After The Sepulture" sull'EP "Rebellion", tocca ad un altro classico della band essere rivisitato alla luce del nuovo corso musicale degli svizzeri: oggi è il turno della malefica "Into The Pentagram" che sull'esordio "Worship Him" era un brano black metal cupissimo e malvagio, con quel suo incedere quasi doomeggiante e tetro; la nuova versione dona certamente più respiro ad un brano originariamente molto oppressivo, con le tastiere bene in evidenza a rendere in brano più moderno e siderale. Rimango tuttavia dell'opinione che il pezzo originale sia migliore per intensità e malvagità. Tocca ora a due tracce dal vivo, ovvero "Reign Of Light" e Slavocracy" che certamente testimoniano come i Samael possono essere coinvolgenti dal vivo e come la dimensione live non sminuisca affatto la componente industrial/elettronica della musica del gruppo. Molto interessante il remix di "Antigod", riproposta in una versione più danzereccia che sicuramente non sfigurerebbe in una discoteca alternativa tra un brano EBM e l'altro. Da amante di operazioni di questo tipo non posso che approvare questa nuova versione. L'EP si chiude con il secondo inedito "Ten Thousand Years", interamente strumentale dove sono i synth a dominare la scena, richiamano paesaggi spaziali gelidi ed inesplorati, creando atmosfere che i Samael sono maestri nel comporre.
Dopo la parentesi "back to the roots" di "Above", quindi, gli svizzeri paiono voler tornare al suono elettronico della loro produzione post-"Passage". E a giudicare dalla qualità dei due inediti ci sarà da godere forte. Consigliamo comunque l'acquisto di "Antigod" solamente ai fan più sfegatati che vogliono possedere ogni uscita dei Samael.
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