Ci sono rivoluzioni che portano ad un miglioramento, ce ne sono altre che portano i popoli alla rovina più totale e la storia è piena di esempi al riguardo, però è giusto dire che ci sono rivoluzioni un po' più piccole che non coinvolgono milioni di persone ma che a loro modo lasciano il segno, ed è esattamente quello che è successo ai nostrani
Dark Lunacy. Dopo tre album entusiasmanti, dove la fusione fra Death Metal melodico e influenze stilistiche provenienti dalla fredda Madre Russia si palesava in tutto il suo equilibrio, potenza, melodia, malinconia e testi poetici è arrivato il momento di cambiare. Della line-up originale è rimasto soltanto il cantante Mike, tutti gli altri volenti o nolenti hanno preso strade differenti. Posso immaginare come i fans abbiano appreso questa notizia con preoccupazione, ma adesso è arrivato il momento del nuovo
Weaver To Forgotten, la prova del nove per dirla in parole povere. C'è da dire che se pure gli stravolgimenti a livello di formazione sono stati praticamente totali a livello musicale è rimasto molto del passato, la transizione è stata tutto sommato morbida e coerente con con quanto detto fino a The Diarist del 2006, per scrive il loro cd migliore in assoluto. E' rimasto l'approccio solenne e malinconico, sono rimasti i riff con quel retrogusto catchy (parola da prendere con le pinze) e le ritmiche potenti. Vi starete chiedendo allora cosa c'è di diverso e la risposta è semplice: i dettagli, e per dettagli intendo gli arrangiamenti. Se prima tutta la componente "esterna" al Metal era caratterizzata da un certo flavour Russo adesso si è drasticamente ridotto. Ci sono sempre i violoncelli, ma si ispirano ad un altro bacino culturale, sanno più di Classico in senso stretto, a dire il vero c'è pure un qualcosa di gotico nell'insieme. Anche per quanto riguarda la voce di Mike si avverte qualche cambiamento, è sempre basata su un growl poderoso (ma mai alla rubinetto intasato), però si concede anche a soluzioni più varie, spesso a limite con timbriche pulite. E' sicuramente un disco dei Dark Lunacy, magari più aperto e diretto, con canzoni di assoluta qualità come Curtains, Epiclesis, Masquerade e Snow, ma si potrebbero citare tutte in blocco visto e considerato che la qualità generale si assesta sempre su livelli più che discreti. Oggettivamente in qualche frangente sembrano soffrire un po' i drastici cambiamenti avvenuti con la nuova line-up, il classico periodo di transizione, ma ripeto, la tempesta è stata superata bene e con decisione, anche se resto convinto che il bello verrà sicuramente dal prossimo album in poi. Sempre che non cambi nulla.
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