Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:40 min.
Etichetta:Everlasting Spew Records

Tracklist

  1. ROT OF AUGURY
  2. A TESTIMONY OF RUIN
  3. THE CLOT
  4. SOUBIROUS
  5. FUGUE STATE
  6. TERRACES OF PURGATION
  7. FESTER IN HESYCHASM

Line up

  • Dave Schmidt: Vocals
  • Tony Petrocelly: Guitar, Bass
  • Patrick Bonvin: Guitars (lead)

Voto medio utenti

Fondati nel 2010 dal chitarrista Tony Petrocelly, i Construct Of Lethe giungono oggi al traguardo del loro secondo full-length "Exiler" edito dall'etichetta nostrana Everlasting Spew Records. Devo ammettere che ignoravo l'esistenza della band americana ed ho iniziato ad avvicinarmici solamente dopo aver ascoltato su YouTube le anteprime di "The Clot", "Rot Of Augury" e "Terraces Of Purgation" che hanno fatto da apripista ed appetizer per l'uscita del disco, e sono rimasto colpito dal death metal malato proposto dai nostri. Dopo svariati ascolti di "Exiler" le buone vibrazioni che hanno preceduto la release dell'album sono confermate: siamo al cospetto di una band che pesca a piene mani da band come Morbid Angel (era Tucker) ed Immolation, mutuandone la vena oscura e sulfurea e generando un maelstrom sonoro capace di risucchiare l'ascoltatore nell'abisso, dove la figura di Hermes che campeggia nella splendida copertina deciderà se riammetterlo o meno nel regno dei vivi.
Nei 40 minuti che compongono "Exiler" la band si dimostra padrona della materia e propone un death metal piuttosto variegato per quel che riguarda sia le atmosfere che le intenzioni dei brani: prediligendo le tinte più scure della propria tavolozza sonora, i Construct Of Lethe dipingono brani in cui convivono riff vorticosi e devastanti, sottolineati da un blast beat infernale, altri più cervellotici ed articolati e sprazzi più ariosi, in cui i tempi si fanno meno serrati ma non per questo lesinando sulla brutalità. Ad arricchire ulteriormente il sound ci sono poi soluzioni vagamente dissonanti che richiamano alla memoria il lavoro di band come Immolation o Altars, mentre una particolare menzione va fatta per il lavoro delle chitarre in fase solistica, con assoli che anzichè cercare un effetto cacofonico a tutti i costi danno spazio a soluzioni ben congegnate con anche qualche apertura melodica che fa filtrare un po' di luce nell'oscurità di "Exiler". Oltre alle già citate "The Clot", "Rot Of Augury" e "Terraces Of Purgation", segnaliamo anche brani come "Soubirous", "A Testimony Of Ruin" e "Fester in Hesychasm" come highlight di questo disco che certamente incontrerà il favore di chi ama il death metal in tutte le sue declinazioni.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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